In Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

 

[…] Un’Italia scientemente e volutamente cancellata per essere sostituita da spazi oscuri dominati dai chiaroscuri e da linee geometriche di raggelante precisione. Budelli oscuri dall’architettura riquadrata e persi in una profondità senza fine su cui emergono i tre colori base virati in acido: giallo, ciano e magenta. I vetri diventano la prigione/acquario in cui sono sigillati l’uomo e la donna. Nella visione di Bolognini ci sono solo spazi che – anche per la forma e per il modo in cui sono inquadrati – rimandano a delle bare. Il tema della morte è dunque centrale, al punto da essere declinato sotto diverse forme. Morte come incomunicabilità: la morte della parola come strumento di ragionamento e di relazione. Non a caso la donna, per istruire l’uomo, ricorre alla visone del documentario sulla riproduzione dei bachi da seta, mentre l’uomo, che fa affidamento sulla parole per far prevalere la ragione sull’istinto, viene travolto e ucciso dall’auto guidata dalla donna (nel libro è invece obbligato ad impiccarsi). Morte come assenza: quella di luoghi di passaggio.

Anche il cimitero è tale nel suo essere luogo di congiunzione del corpo tra vita terrena e ultraterrena, così come lo sono gli altri spazi precari privi di abitanti (se non quelli di carattere simbolico come i due operai o le vegliarde borghesi del finale); luoghi spersonalizzanti in cui l’unico valore è rappresentato dalla presenza degli oggetti come forma di compensazione delle mancanze sessuali. Morte come tensione erotica, in cui è il pericolo, l’attimo fuggente, l’istinto e la frazione di secondo in cui prendere una decisione sono fattori che determinano l’equilibrio del rapporto. Morte del corpo: riprodotta negli amplessi sessuali – sia quello con il partner che quello traditore, sfrontato e provocatorio, della donna con i due operai (sintesi “politica” del Neanderthal di Parise). E, poi, morte reale (che è anche simbolica) ricercata, procurata e compiuta, non a caso di fronte ad una fabbrica, come a voler mettere in relazione l’alienazione della disciplina del lavoro con la frattura dei sentimenti, l’indifferenza sessuale, l’incapacità di accettazione della routine, il guadagno economico come forma di autodeterminazione, l’impossibilità di essere coppia. In definitiva quindi, il film di Bolognini (ancor più che il testo di Parise) delinea un orizzonte fosco e nero in cui si annidano oscuri presagi quali: la scopofilia del cittadino ormai spettatore, il manicheo conformismo che porterà alla guerra civile indiretta degli anni di piombo, il consumismo come elemento di annullamento della volontà e del senso critico e l’annientamento del corpo dell’altro (il maschio) come unica forma di rivendicazione e affermazione dei propri diritti da parte della donna. […]

di Fabrizio Fogliato

ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO – Vol. 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

Brossura – 464 Pagine

Euro 20,00

Edizioni Il Foglio

Collana LA CINETECA DI CAINO – 3

http://www.ilfoglioletterario.it

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Senza titolo 2

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