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ABEL FERRARA. UN FILMAKER A PASSEGGIO TRA I GENERI – INTERVISTA a CINEBLOG.IT

Abel Ferrara: un filmaker a passeggio tra i generi – intervista e recensione

di Antonio Maria Abate 23 Novenmbre 2013

Cinema come viaggio, come avventura. Perdersi nei meandri dell’esistenza, scandagliando gli angoli bui non solo per sondare l’oscurità ma soprattutto per comprendere dove sia la luce e quale sia il suo valore. Questo è ciò che traiamo dall’esperienza di Abel Ferrara dietro la macchina da presa, uno che s’incazzerebbe qualora osaste porgli la realtà da un lato e il cinema dall’altro – celebre in tal senso una sua affermazione relativa all’inscindibilità delle due cose.

Il lavoro del Professor Fabrizio Fogliato ci parla esattamente di questo viaggio nel suo Abel Ferrara – Un filmaker a passeggio tra i generi (Ed. Sovera, 2013). Una ricerca condotta con l’occhio di chi Ferrara non soltanto lo conosce, ma lo ha interrogato, partendo e soffermandosi proprio su ciò che più conta, ossia la sua opera; perché come diceva qualcuno, non c’è miglior modo di sondare il valore di un artista, ciò che gli sta più a cuore.

Per saperne di più….leggi l’intervista integrale

BO ARNE VIBENIUS: THRILLER – EN GRYM FILM (1972) / BREAKING POINT – PORNOGRAFISK THRILLER (1975)

“Tutto questo sangue, questa violenza, …e io che pensavo che la vostra fosse la generazione dell’amore!” (Last house on the Left)

Nel 1972 il professor universitario Wes Craven e il produttore Sean S. Cunningham portano sugli schermi americani un piccolo film dal titolo: Last House on the left (L’ultima casa a sinistra). I due sono quasi esordienti, hanno alle spalle solo un sexy-educational intitolato Together (id. 1970, interpretato dalla futura pornodiva Marilyn Chambers) ma grazie ai $ 50.000 offerti dalla Hallmark mettono insieme il film che sarà destinato a cambiare per sempre le regole della rappresentazione della violenza.

LAST HOUSE ON THE LEFT, THE - Silver Ferox Design v1

Il film ispirato a La Fontana della Vergine di Ingmar Bergman, racconta la storia di violenze, stupri, umiliazioni e infine l’uccisione, subiti da due ragazze di provincia da parte di un gruppo di evasi feroci e sanguinari. Questi poi casualmente, durante la loro fuga, troveranno rifugio nella casa dei genitori di una delle due ragazze uccise. Qui, in maniera fortuita la madre scoprirà ciò che è successo e, d’accordo col marito, metterà in atto una selvaggia e rabbiosa vendetta. Il film, semplicistico, zoppicante – nella seconda parte davvero inverosimile, tale e tante sono le incredibili circostanze che guidano lo spettatore verso il sanguinoso epilogo – vuole essere nelle intenzioni di Craven e Cunningham una riflessione critica sul nucleo familiare, visto come coacervo di tensioni, violenze e rancori. Se questo obiettivo rimane solo sfiorato, il film ha importanza per come rappresenta in modo crudo ed efferato, e volutamente compiaciuto, la violenza, la rabbia e l’animalità dell’uomo, figlia, come ricorda lo steso Craven delle immagini di morte proventi dalla guerra nel sud-est asiatico.

JACOPETTI FILES Biografia di un genere cinematografico italiano

Rassegna Stampa – Marzo/Aprile 2017

JACOPETTI FILES – Elaborando un autore (controverso)

[…] Trasversale perché Gualtiero Jacopetti – per noi – è il nome attorno a cui nei primi anni’60 si consolida una vera e propria factory (Franco Prosperi, Paolo Cavara, Stanis Nievo, Antonio Climati, Mario Morra) che dopo l’opera iniziale Mondo cane subirà una vera e propria diaspora in cui ogni protagonista continuerà – a modo suo – l’indagine attorno al mondo iniziata dal capostipite. Insomma rimarranno tutti legati al genere di riferimento e – in qualche modo – cercheranno di dare versioni e declinazioni personali del mondo movie. Segmentata perché nel libro sono presi in considerazione ben diciotto film – compresa l’opera degna e meritoria di riscoperta di Alfredo e Angelo Castiglioni – che indagano il genere e che da Jacopetti progressivamente si allontanano sempre più.

dall’intervista a  cinemaitaliano.info

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JACOPETTI FILES Biografia di un genere cinematografico italiano

Rassegna Stampa – Gennaio/Febbraio 2017

Capitolo in passato poco approfondito, quello dei Mondo Movie ha ricevuto in sede critica un’attenzione inferiore a quella che forse avrebbe meritato, come d’altra parte è accaduto per i creatori di tale innovativo sottogenere documentaristico, Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi. A colmare tale mancanza è Jacopetti files. Biografia di un genere cinematografico italiano, volume curato da Fabrizio Fogliato e Fabio Francione (Edizione Mimesis, 2016), che si pone proprio l’obiettivo di prendere in esame quelli che evocativamente sono stati denominati “shockumentary“. […]

In una silloge esaustiva di materiali editi e inediti, a cui si accompagna in ultimo un inserto fotografico e che è preceduta dall’acuta prefazione di Nicolas Winding Refn, Fogliato e Francione cercano di fornire un ritratto, frammentario e poliedrico, frutto di un lungo e compiuto lavoro d’archivio che meglio di ogni trattazione limitatamente storica o critica è forse capace di descrivere le molteplici reazioni alle problematiche pellicole documentarie di Jacopetti e Prosperi.

[ilcineocchio.it]

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JACOPETTI FILES Biografia di un genere cinematografico italiano

Rassegna Stampa – Ottobre/Dicembre 2016

Sì, è vero, non è cosa semplice capire quando qualcosa finisce, soprattutto quando si ha a che fare con una qualsiasi branca della storia della cultura, ma Fogliato e Francione decidono saggiamente – evitando così di disperdere e far disperdere troppo l’attenzione – di stringere il cerchio attorno ai protagonisti principali di quella stagione (Jacopetti, Prosperi, Cavara, Nievo, Climati, Morra, i fratelli Castiglioni), riproponendo un sacco di materiale edito e inedito: interviste, testimonianze, sondaggi critici e recensioni. […]

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JACOPETTI FILES Biografia di un genere cinematografico italiano

Rassegna Stampa – Settembre 2016

JACOPETTI FILES
Biografia di un genere cinematografico italiano


di
Fabrizio Fogliato e Fabio Francione
(Mimesis Edizioni, 2016)

Ci è solo e sempre interessato il cinema. Va detto che il libro, inevitabilmente, parte da Gualtiero Jacopetti ma poi se ne allontana nel seguire vicende molto diverse tra loro. Una su tutte quella dei F.lli Alfredo e Angelo Castiglioni.

Il libro è ricolmo di documenti editi (pochi) e inediti (molti) provenienti da archivi pubblici e privati. Per scoprirli rimando alla lettura del libro. Aggiungo solo che quella dei F.lli Castiglioni è una vicenda etno-cinematografica mai raccontata finora.

[Fabrizio Fogliato e Fabio Francione su taxidrivers.it]

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HARDCORE (1979) di Paul Schrader – Parte Prima

L’infernale paradiso di …Kristen

 

Paul Schrader ha più volte dichiarato di aver fatto i conti con il suo passato e sublimato il rapporto con il padre anagrafico con il film Hardcore (1979). A ben vedere però, il film in questione, non è solo un viaggio autobiografico alla ricerca della propria identità (negata dalla famiglia), ma è anche un ritratto caustico, bruciante e irriverente di un microcosmo religioso (che in America conta per lo 0,1% della popolazione ma che ha dato al paese ben due presidenti: Martin Van Buren e Theodore Roosevelt), quello della declinazione calvinista della Chiesa Riformata d’Olanda. Il viaggio all’ “inferno” di Jake VanDorn, non è solo la discesa negli antri oscuri dell’essere umano di un padre alla ricerca disperata della figlia, ma è la traversata destinata a qualunque comunità che ponga alla base del suo Credo (religioso e non) la repressione aprioristica e la mancanza assoluta di spiegazioni comportamentali (come sarà, anni dopo, per quella di Das Weisse Band (Il nastro bianco (2009) di Michael Haneke). La stessa, traversata, vissuta sulla propria pelle dal regista fino al compimento dei 17 anni, momento in cui varca contemporaneamente la soglia della sala oscura e quella della libertà e del suo “mistero”.

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L’incipit in voce-off del film del 1990 The comfort of strangers (Cortesie per gli ospiti) racconta di un passato e di un padre, in cui non si può non vedere i tratti autobiografici alla luce anche del taglio del protagonista di Hardcore e delle sua “trasformazione caricaturale” californiana (l’uomo di cui si parla, sembra quello chiuso nel Motel del Cinema intento a ricevere aspiranti porno-attori in Hardcore): “Mio padre era un uomo imponente. Tutta la vita ha portato dei gran baffi neri. Quando ingrigivano li tingeva di nero con uno spazzolino di quelli che usano le donne per truccarsi gli occhi, per darsi il mascara. Avevano tutti paura di lui: mia madre, le mie quattro sorelle. Quando eravamo a tavola nessuno poteva parlare a mio padre se non veniva prima interpellato da lui. Ma adorava me. Io ero il suo preferito”. La scelta della caricatura per tratteggiare visivamente un uomo “fuori posto” come è Jake VanDorn in California, evidentemente coincide con la necessità, per l’autore, di raccontare una storia privata annegandola nei meandri più oscuri e inconfessabili della sua giovinezza, all’interno della quale la pornografia ha avuto un ruolo fondamentale nel processo di “redenzione” auto-percorso dallo stesso Schrader. Il Jake VanDorn di Grand Rapids (Michigan) non è diverso dal Jake VanDorn esule a Los Angeles, San Diego, San Francisco: quello che cambia è il suo abito, il suo atteggiamento; così, almeno, crede lui, mentre invece è egli stesso a subire una trasmutazione irreversibile, al punto da chiudere il suo viaggio con questa battuta rivolta alla figlia ritrovata: “Adesso portami a casa tu”.

WILLIAM FRIEDKIN’S CRUISING (1980) – Prima Parte

Da Sodoma a… New York

A New York iniziano a essere rinvenute, nelle acque del fiume Hudson, parti del corpo di uomini. La polizia ritiene sia l’opera di un serial killer che abborda omosessuali nei bar cittadini per poi stuprarli e mutilarne i corpi, così l’agente di polizia Steve Burns (Al Pacino) viene mandato come infiltrato nel mondo dei club per omosessuali per rintracciare l’assassino. Burns commette uno sbaglio e porta la polizia ad indagare sul conto del cameriere di un ristorante, Skip Lee, il quale sarà costretto a spogliarsi e masturbarsi dinanzi a quattro detective per fornire loro un campione di sperma. Dopo aver assistito a questo episodio di brutale violenza, Burns capisce che i poliziotti non stanno conducendo le indagini al fine di scovare l’assassino, ma spinti unicamente da una delirante omofobia. Abbandona le indagini, ma viene convinto dal suo capo, il Capitano Edelson (Paul Sorvino) a riprenderle in mano. Steve riesce alla fine a rintracciare il presunto serial killer, uno studente di musica, omosessuale, e lo arresta. Dopo quest’indagine Burns diventa ispettore e gli viene concesso un permesso ma…

Intervista a Brad Stevens (Febbraio 2010)

Brad Stevens biografo ufficiale di Abel Ferrara e autore del volume ABEL FERRARA: THE MORALVISION, edito dalla londinese FAB PRESS

“Abel Ferrara, the beginning until today, has made films, TV movies, Video clips, documentaries and royal drama, TV series … as may be defined as multi-faceted career as an author?

Ferrara belongs to a generation of American filmmakers who have to consider a number of options simply in order to keep working. But Ferrara refuses to divide the work up, to regard this project as more or less importamt than that one: he always tries to treat the material with as much seriousness and commitment as possible. I remember him talking to me about how he didn’t think much of the TV pilot THE LONER, but adding (I’m quoting this from memory) “you try to do something (meaning something good) with all these projects”.

QUESTO IL LIBRO DI BRAD STEVENS http://www.fabpress.com/books/abel-ferrara-paperback.html

QUESTO IL MIO LIBRO SU ABEL FERRARA http://www.soveraedizioni.com/schedalibro/17228/Abel-Ferrara