Zoë Tamerlis Lund: biografia metacinematografica

Ferrara, non si limita solo a rivisitare Buñuel, uno dei suoi autori preferiti, ma – oltre a chiudere il film con un animale simbolico (il cagnolino Philly che ritorna (in Ms.45) e la cavalla Lozana che si rialza (in Susana)) per evidenziare la non completa malvagità delle protagoniste – ricalca l’espediente linguistico del maestro spagnolo, in cui Susana vuol dire “castità”, mentre Thana rimanda a “Thanatos” (con l’aggiunta qui che l’attrice si chiama Zoë cioè vita). Luis Buñuel, mette in bocca a Feliza la frase che al meglio descrive Susana (e per rimando anche Thana): “Quella non è decente neppure con indosso una veste da suora”.

Abel Ferrara, come Luis Buñuel, costruisce una parabola in bilico tra cattolicesimo e trasgressione: entrambi utilizzano il registro del “non detto” per far emergere la figura di donne conturbanti e assassine il cui corpo diventa surrogato della voce: Thana è muta, Susana parla ma, sostanzialmente, non dice nulla – parlano molto di più le sue scollature e i vertiginosi dettagli del decolletè e delle cosce nude inquadrati da Buñuel; donne ideali per il maschio, in quanto potenzialmente (per motivi diversi) asservite al suo dominio e che invece si rivelano essere armi letali che solo un’ altra donna può annientare. Seppur Buñuel fosse scontento del film a causa del finale troppo semplicistico e rassicurante (a suo dire) Susana si presenta come una grande lezione morale, in cui convivono anche ironia e divertimento, così come in quello di Ferrara nel quale, il regista, non rinuncia ad un cinico quadretto comico nella scena del “suicidio” sulla panchina degli innamorati” (sbeffeggiando il Manhattan (id, 1980) di Woody Allen, uscito l’anno precedente) o a caricare pesantemente la figura impertinente e pettegola della Sig.ra Nasoni (ricordo di una donna che viveva nel suo palazzo durante la residenza in Mulberry St.).

Così come per Buñuel il film ruota tutto attorno alla figura adolescenziale e minacciosa di Susana interpretata da Rosita Quintana, il centro vitale di Ms. 45, è tutto nelle mani della sua straordinaria protagonista: Zoë Tamerlis. Ecco come Zoë venne scoperta da Abel Ferrara:

“All’epoca Zoë aveva diciassette anni. Io conoscevo dei ragazzi che stavano facendo il casting per un film chiamato Times Square. Un giorno questi mi dissero: “Abbiamo la ragazza per il tuo film, incute davvero timore”. I produttori di Times Square non volevano utilizzarla perché era troppo tosta per loro e così noi ci ritrovammo con un talento da un milione di dollari. La parte in Times Square andò invece a Trini Alvarado”.[1]

Zoë Tamerlis, nasce il 9 febbraio del 1962 a New York. A sedici anni abbandona gli studi divenendo poco più tardi segretaria particolare del regista e critico francese Yves De Laurot. Ragazza prodigio, mostra un eccezionale talento nella composizione musicale, ma vede nel cinema un mezzo migliore per esprimere le proprie idee: “I film lavorano ad un livello più viscerale, mi consentono di raggiungere meglio la gente”.[2] Così anche se non è molto attratta dal recitare, compare per la prima volta in un cameo nel film Times Square (id. 1978) di Allan Moyle, e subito dopo accetta per 1.500 dollari la parte di Thana in Ms. 45 di Abel Ferrara.

“Quando il film era in preparazione, l’unico materiale esistente erano vaghe descrizioni delle singole scene. Essendo la mia faccia inquadrata senza dialoghi per qualcosa tipo il 98% del tempo, fui molto coinvolta”. [3]

In effetti la sua interpretazione risulta appassionata e verosimile, sicuramente anche a causa dello stupro subito da parte del suo professore di russo, al Mount Holyoke College qualche anno prima. Negli anni successivi a Ms 45, Zoë Tamerlis recita in alcuni film: Special Effects (id., 1984) di Larry Cohen, Exquisite Corps (id., 1989) di Temestocles Lopez e The Houseguest (id., 1987) di Franz Harland, oltre all’episodio di Miami Vice: Prodigal son. Nel 1985, partecipa con David Byrne, William Burroughs e Ann Magnusson al documentario Heavy Petting (id., 1985) di Olbie Benz, dove i membri del cast ricordano le loro prime esperienze sessuali. Nel 1986, Zoë sposa Robert Lund da cui si separerà nel 1997 e nel 1992 torna a lavorare in coppia con Abel Ferrara nel film Bad Lieutenant. Qui oltre ad apparire in una piccola parte come junkie, Zoë è co-autrice della sceneggiatura.

In quel periodo, traduce sullo schermo il suo stile di vita:la Tamerlis è un’accanita consumatrice di droghe e considera il farsi di eroina come una “scelta di vita”. Nel 1997, dopo la separazione, si trasferisce a Parigi, dove all’eroina sostituisce l’uso della cocaina. Qui Zoë muore stroncata da un infarto il 16 Aprile 1999, mentre sta preparando un libro di racconti, sul Lower East Side di Manhattan, che si intreccia con immagini di preziosi “francobolli” usati dai dealers.

di Fabrizio Fogliato ©

 

[1]    Da intervista di Scott Tobias in The onion, citaz. Internet, traduzione nostra

[2]    Robert Lund, Memorial page of Zoë, In Fear City, citaz. Internet

[3]    Ibidem

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