Il Male dell’uomo

 

Dominion: prequel to the exorcist (2004) è il film “cancellato” di Paul Schrader. Il film che la Warner Bros ha voluto interamente rifatto da Renny Harlin, per aumentare il tasso orrorifico e splatter e per adeguarlo all’immaginario del pubblico: quello secondo cui la posseduta è donna, bestemmia, vomita verde e disarticola il proprio corpo. In principio, il copione è affidato a Paul Schrader, regista calvinista e di acuta sensibilità religiosa, che ha guidato il film per un terzo del tragitto, ereditandolo da John Frankenheimer, tragicamente scomparso. Dopo accese discussioni con la produzione, in merito ai contenuti e al montaggio, protrattesi per un anno, il cineasta viene sollevato dall’incarico, la sceneggiatura di William Wisher e Caleb Carr, riscritta da Alexi Hawley e la regia affidata a Renny Harlin (Cliffhanger, Driven…). Exorcist: the beginning (questo il titolo del film di Harlin) viene realizzato in tempi record, con gran parte della stessa troupe, tra cui il direttore della fotografia Vittorio Storaro e con il medesimo protagonista, Stellan Skarsgard. Il film di Harlin incontra uno scarso interesse sia di critica che di pubblico, così la Morgan Creek Production concede (nuovamente) circa $ 35.000 a Paul Schrader per terminare la sua versione e garantisce alla Warner Bros la possibilità di rilasciare la versione di Schrader con il titolo Dominion: Prequel to the exorcist. Quello di Schrader è (quasi) un film fantasma (in Italia non se ne ha traccia, né di uscita nei cinema né in home-video, la versione tedesca in dvd è l’unica disponibile, ad ora, sul mercato europeo), diventato tale a causa della regia di un autore che non ha né voluto, né saputo, piegarsi ad esigenze commerciali, ma che ha affrontato il tema della possessione da credente e calvinista (quale egli è), cogliendo l’opportunità per riflettere tanto sul “libero arbitrio”, quanto sull’ambivalenza “laica” della natura umana, continuando la sua ricerca nel solco degli autori che l’hanno preceduto (con esiti alterni) a dirigere gli episodi della saga demoniaco-filosofica.

Paul Schrader (indipendentemente dagli esiti qualitativi del film), tenta la strada, ambiziosa e scivolosa, di costruire un film sull’indefinibile, perseguendo l’obiettivo di raccontare, attraverso il tempo (il passato) e lo spazio (la savana africana), ciò che, una volta raggiunto, non può essere che perduto: le certezze, anche di Fede, non possono che essere animate dal dubbio. In Dominion, prequel to the exorcist, ogni sforzo di costruire una verosimiglianza spirituale viene inevitabilmente reso vano dalla presenza/assenza del doppio (il binomio Bene/Male) attraverso cui una realtà altra e inconoscibile, proveniente tanto dall’inconscio (la rimozione del passato di Lankaster Merrin), quanto dalla spiritualità (il ruolo e la natura di Satana), avvicina, sfiora e compenetra la quotidianità modificandone, irrimediabilmente, il presente. Nel film infatti, si concentrano tanto gli echi del colonialismo dell’800, quanto la visione degli orrori del ‘900, in parallelo con un ritorno (necessario) agli istinti primordiali (qui incarnati dai Turkana del Kenya), alle superstizioni, e ai riti apotropaici, al punto che la possessione contagia tanto gli inermi e sprovveduti abitanti autoctoni, quanto i boriosi ed evoluti occidentali, attraverso una dinamica ben precisa: il ritorno di un passato nel presente, in cui possessione e rapporto con il Diavolo passano attraverso l’alternanza tra oblio e memoria. Satana interviene e agisce sui dubbi di Lankaster Merrin, passando nell’interstizio minimale tra ciò che egli è stato (prete) e ciò che vuole essere (uomo senza Fede), instaurando una relazione enigmatica che porta l’archeologo di oggi a ritrovare (per necessità e convinzione) il prete di ieri, per poter così intraprendere la “battaglia” e affrontare a viso aperto un Lucifero mai così “bello e seducente”

L’ordine apparente su cui è costruito il film di Schrader, è un ordine instabile, in cui qualsiasi agente esterno intervenga, può mutare radicalmente lo scenario: che si tratti della prosopopea violenta dell’esercito inglese, delle minacce dei Turkana, della presenza di Rachel che ha conosciuto gli orrori della deportazione, o del messo del Vaticano Padre Francis, è il mondo di Lankaster Merrin a scricchiolare ogni volta e a rimettere in discussione dogmi consolidati e progressi scientifici. Come in The Exorcist II (L’esorcista 2: l’eretico, 1977), di John Boorman, anche nel film di Paul Schrader, seppur in forma diversa, si alternano le istanze del credo religioso con quelle degli assunti scientifici: se nel film di Boorman è l’ipnosi lo strumento attraverso cui il progresso psicoterapeuta sfocia nel suo contrario, permettendo così l’intrusione del demoniaco, in Dominion, prequel to the exorcist, è la medicina ortopedica ad alterare (e guarire) il disequilibrio dello storpio e ad aprire il varco che permette a Satana di entrare dentro di lui. L’assunto di fondo di Paul Schrader, affonda pertanto le sue radici nella filosofia determinista e prende origine dal ritrovamento della “misteriosa” chiesa sepolta, delimitata all’interno del sito archeologico, il quale viene identificato dal regista come il luogo dell’ “assenza”. Ciò che accade durante la notte dell’operazione a Cheche, avviene perchè si determina la mancanza di un luogo simbolico (tale non possono esser né la chiesa perchè non consacrata, né tanto meno il tempio pagano sottostante) in cui possano esprimersi lo smarrimento dell’immaginazione e della spiritualità e le consolidate prassi medico-scientifiche: l’assenza determina dunque l’apertura di spazi in cui le apparizioni diaboliche trovano concretezza. Schrader, sembra sostenere che se la presenza di un’altra dimensione dell’esperienza umana si manifesta sotto forma demoniaca, è perchè la ragione (di tutti gli uomini) si è cristallizzata in dogma autoreferenziale, negando in maniera totalitaria e assoluta ogni possibilità di spiritualità: l’uomo crede solo in se stesso e ambisce a sostituirsi a Dio.

A tal proposito è interessante notare come Paul Schrader raffiguri, nel film, il tema della possessione come qualcosa di connesso alle esperienze personali e basilari, legate alle dinamiche di relazione con gli altri: Cheche è un reietto, allontanato dalla propria comunità di appartenenza; al contempo è un individuo (di natura cristologica), che vive una neutralità apparente, poiché in lui c’è qualcosa che parla e agisce in sua vece. L’elemento costante della possessione coincide pertanto con quello dell’impossibilità di definire e nominare quanto viene vissuto dallo stesso posseduto, che in quanto tale, altro non è che il “contenitore” di qualcosa di inconoscibile. Paul Schrader, massimalizza e porta alle estreme conseguenze il discorso iniziato da William Peter Blatty, lo scrittore-regista, che in The Exorcist III (L’esorcista 3, 1990) in cui il demonio cambia continuamente contenitore/corpo per poter agire come James Venanum il “killer dei Gemelli”. Schrader opta per una reificazione cristologica del posseduto, in quanto Cheche altro non è che l’archetipo di ogni povero all’interno del quale, secondo la dottrina cristiana, si nasconde la presenza di Cristo. Che il volto di Cristo dunque si sovrapponga, nel finale del film, a quello di Satana attraverso la guarigione “miracolosa” dello storpio, prima, e la manifestazione della perfezione fisica poi, concretizza l’intenzione dell’autore di legare il discorso sulla possessione con quello sulla natura relativista dell’uomo moderno.

Schrader, come Friedkin nel film capostipite del 1973, concentra la propria attenzione non sulla possessione in sé, ma sugli spazi sociali e fisici che permettono il manifestarsi del Male nella quotidianità: come nel film di Friedkin il vero orrore non è quello rappresentato dal corpo posseduto di Regan MacNeil, bensì quello del meccanismo medico-psichiatrico in cui precipita la ragazza (le apparecchiature mediche con i loro stridii e rumori appaiono realmente possedute), il quale permette il manifestarsi del Male assoluto, così in Dominion: prequele to the exorcist, il regista, ipostatizza nella chiesa dedicata a San Michele e nel corpo deformato di Cheche la presenza del Male, e al contempo mostra come la sua presenza sia presagita e allontanata dalle superstizioni pagane e arcaiche dei Turkana. Paul Schrader dice dunque che sono l’ipocrisia e la supponenza dei cristiani che permettono la presenza di Satana, ma anche l’uomo (non più prete) e la sua tendenza al relativismo etico diventano strumento permeabile e manipolabile per il demonio. “L’uomo moderno ha bisogno di uno spazio dove far udire, o far parlare il suo desiderio-desiderio imbrigliato, escluso dal discorso comune e civile, ma anche dal discorso medico, economico ecc. è più colui al quale mi rivolgo e in grado di percepire il mio desiderio, e mi mette in condizioni di manifestarlo, più i miei rapporti con lui saranno di tipo segreto (si dice una cosa lasciandone “intendere” un’altra, che viene taciuta), e più inoltre, ciò apparirà sospetto agli occhi della società. Un tale rapporto lascia spazio a ciò che è socialmente inconfessabile” (Michel De Certeau, L’alterité diabolique, in La Revue Nouvelle, 1975).

Dopo una tragica esperienza durante la seconda guerra mondiale, Padre Lankester Merrin (Stellan Skarsgard) nel 1947 abbandona il sacerdozio e va a lavorare in un sito archeologico nell’Africa Orientale Inglese. Gli scavi a cui lavora riportano alla luce un antico tempio bizantino nel quale un mosaico riproduce lo scontro tra Lucifero e l’Arcangelo Gabriele. Merrin scoprirà sulla sua pelle che il luogo è infestato da spiriti maligni e dovrà combattere strenuamente contro Satana che qui appare radicato nella storia degli uomini e nell’avidità coloniale che si perpetua da quattro secoli. Merrin, che durante la seconda guerra mondiale ha provocato una strage nazista avendo ucciso un agente della Gestapo, vede il Male riaffiorare, questa volta dentro di sé e dentro la donna che ama, un medico compassionevole.

Dominion: prequel to the exorcist è incentrato sulla figura di Lankaster Merrin, colui che nel film del 1973 (come Padre Merrin) sacrificherà la propria vita per portare a termine l’esorcismo, prima che Padre Damien Karras trovi anche lui la morte dopo essersi offerto al diavolo/Pazuzu come nuovo “contenitore”. Pazuzu, demone dell’aria, è pertanto entità fluttuante e invisibile capace di travalicare oceani e continenti è un demone persecutore (come viene annunciato nel finale del film di Schrader), che intrattiene da sempre un dualismo ancestrale con Padre Merrin (anche nel film di Friedkin c’è un breve accenno al suo passato africano) con lo spirito maligno, che ha trovato in lui, un prete/peccatore, dubbioso e miscredente, tenace e altruista, il degno antagonista per un duello spirituale e assoluto. Quella di Padre Merrin concretizzata da Paul Schrader, è la figura di un “eroe” strano, indeciso e sfumato, che ben presto si tramuta in ombra (quella del passato). Lankaster Merrin sembra provenire da un luogo al di là della morte (e anche della sua “morte” come prete) che crea una scia di silenzio e mistero nel “nuovo” mondo africano: egli attraversa tutte le sequenze del film come un fantasma, eppure la sua forza appare ineluttabile, e invincibile, mentre attorno a lui ruotano personaggi bidimensionali (Rachel, Maggiore Granville, lo stesso Padre Francis…) privi di spessore. Paul Shrader accentua la dimensione “astratta” di Lakaster Merrin aumentando progressivamente il senso di reclusione prodotto dagli ambienti (ospedale o chiesa non ha importanza), all’interno dei quali egli prende coscienza della sua natura umana e “divina” (in quanto prete è messaggero di Dio sulla Terra) attraverso la rielaborazione, lenta e dolorosa, del suo vissuto interiore e anteriore. La scena iniziale, delinea tutta la crudeltà dell’esercizio del “libero arbitrio” oltre ad evidenziare come la scelta assoluta (di origine divina) concessa all’uomo di poter scegliere tra il Bene e il Male, a volte, possa rivelarsi una trappola. Olanda 1944, l’Obersturmfürher Rolf Kessel chiede a Padre Merrin: “Datemi dieci di loro o ucciderò tutti gli uomini, donne e bambini”. Il prete, sconvolto, lo invita a sparare a lui, ma il Maggiore delle SS gli ricorda che la storia è piena di preti-martiri, poi si avvicina ad una donna e gli spara alla testa uccidendola, quindi si rivolge la prete dicendole: “Dio non è qui oggi, prete”, poi ordina ai suoi uomini di sparare a tutti. Padre Merrin lo ferma e comincia a indicare i dieci uomini richiesti dal Maggiore. Questo passato senza possibilità di scelta porta Padre Merrin ad abbandonare la tonaca, ma come si apprende nel finale del film, quello visto è solo un passato rielaborato dalla rimozione e dal senso di colpa: la verità emerge durante il confronto con Satana ed ha il sapore amaro e violento del Peccato Capitale.

di Fabrizio Fogliato

[continua]

La seconda parte la troverete, tra qualche giorno, su questo blog.

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