La violenza e il sacro: l’iniziazione

La violenza e l’omicidio sono esperienze sconvolgenti, al punto che in Thana si genera una reazione biunivoca: da un lato, facendo a pezzi il cadavere e sparpagliandolo per la città vuole coinvolgere e contagiare gli altri al suo disegno di morte, dall’altro assume su di sé l’orrore generato, e subisce una mutazione che la porterà inevitabilmente verso un destino segnato.

Entrambe le scelte avvengono attraverso la messa in scena di un rituale ripetitivo ammantato di “sacro”. I pezzi del corpo, chiusi nei sacchi neri, metodicamente e lentamente lasciati in ogni dove in un’operazione che si ripete giorno dopo giorno, e che, nel proseguire del film, diventa sempre più intima. Qui Ferrara gioca abilmente con l’auto-citazione, l’ironia lo sberleffo, prima facendo trovare un pezzo di corpo ad un barbone che cerca invece solo del pane (The Driller killer), poi mostrando Thana che deposita un “pacco” nel bagagliaio di una macchina in sosta e il cui proprietario è in partenza per la Georgia (come mostra il dettaglio della targa) e infine – con crudele cinismo – fa vedere Thana che trita un pezzo di carme umana per offrirla la cagnolino della Sig.ra Nasoni.

In mezzo a tanto orrore, però, il regista newyorkese spiazza lo spettatore, mostrando Thana come un essere “puro” (talvolta persino vittima ingenua delle situazioni), mantenendo una problematica ambiguità di fondo in tutta la vicenda: non si spiega altrimenti la scelta di mostrare Thana, impacciata, nel traffico e incapace di portare a passeggio Philly, prima di abbandonarlo sulle rive dell’Hudson, puntargli contro la pistola (non mostrarne l’eventuale uccisione) per poi, successivamente, mostrare la “bontà” di Thana, nell’ultima scena del film con il ritorno del cane scodinzolante davanti alla porta della Sig.ra Nasoni.

La mutazione invece, inizialmente è rifiutata (l’uccisione della prima vittima, il rockabilly, avviene solo per paura), poi, poco alla volta, Thana sembra prenderne coscienza e non è più disposta a reprimere la sua rabbia in parallelo alla sua femminilità. Si trasforma quindi prima in una dark-lady truccatissima e sensuale, poi, prima della strage finale al party, in una suora seducente e ammiccante.

di Fabrizio Fogliato ©

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