Dietro la porta verde, il mito, il sogno e la disillusione

Behind the green door, è stato il primo lungometraggio hard-core ampiamente distribuito negli Stati Uniti. Il film è l’adattamento di un anonimo racconto omonimo, ispirato ad una leggenda metropolitana, che prende il titolo da “The Green door”, hit del 1956, e che all’epoca venne distribuito attraverso numerose copie carbone. Insieme a Deep Throat (Gola Profonda, 1972), quello dei Mitchell Bros., è il film che ha aperto la “Golden Age of Porn”, cioè quel breve periodo in cui la pornografia è stata fenomeno di massa intergenerazionale e interclasse. Uscito nelle sale americane il 17 dicembre 1972, girato con un budget di $60.000, Behind the green door ha incassato (compresa la distribuzione home-video) oltre 25 milioni di dollari, e negli anni ’70, con il dittico di Damiano Deep Throat e The devil in Miss Jones (id, 1972), è stato uno dei maggiori incassi di tutto il cinema americano. Nel maggio del 1973 è stato proiettato e applaudito al Festival di Cannes. La sua protagonista, divenuta star in seguito al clamoroso successo del film, non è una pornodiva. Marilyn Chambers, all’epoca è la testimonial pubblicitaria di un sapone per bambini Ivory Snow,  venduto con lo slogan: “99 e 44/100 %’ s pure”. I Mitchell Brothers, venuto a sapere di questa sua partecipazione, distribuiscono comunicati stampa in cui il film viene pubblicizzato con lo stesso slogan. L’indignazione dell’industria pubblicitaria, dopo l’uscita del film, è così profonda che la Procter & Gamble, titolare del marchio Ivory Snow decide di ritirare dal mercato tutte le confezioni dei prodotti su cui compare il volto di Marilyn Chambers. Tutta pubblicità gratuita per il film, il cui eco attraversa l’America da costa a costa e giunge persino sugli schermi televisivi dove la vicenda viene schernita con sketch e imitazioni varie, e apre lo stucchevole dibattito se la Chambers, abbia avuto o solo simulato l’orgasmo sul set.

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Behind the green door è un film assolutamente “geniale” nella sua semplicità, opera dei Fratelli Mitchell, di cui come spesso si ricorda, “la loro ambizione smisurata era pari solo alla loro passione per LSD”. I fratelli Mitchell (James “Jim” Lloyd Mitchell, 30 novembre 1943 – 12 luglio 2007 e Artie Jay Mitchell, 17 dicembre 1945 – 27 Febbraio 1991) sono stati i pionieri nella pornografia a San Francisco e in altre parti della California dal 1969 al 1991, fino a quando Jim è stato condannato per aver ucciso Artie. Il padre, Robert Mitchell (noto a tutti come Bob), è un “Okie”, (un giocatore professionista). Lui e sua moglie, Georgia Mae, si stabiliscono alla fine degli anni’50 ad Antioch, e crescono i due fratelli Jim e Artie, con un educazione severa e violenta, basata sul principio: “ti puoi fidare solo del tuo stesso sangue”. Jim all’inizio degli anni’60, abbandona gli studi alla State University di San Francisco, e con un gruppo di amici si mette in proprio e comincia a realizzare roughies e loops pornografici, per finanziarsi (così dice) progetti ambiziosi ispirati al cinema di Francis Ford Coppola e Roman Polanski. Mentre è all’università però, lavora presso il cinema Follies, un locale in cui vengono proiettati i “nudies” (film senza trama con attori nudi), e nota che ogni notte il teatro si riempie all’inverosimile. Capisce che il sesso è redditizio e che le sue ambizioni artistiche possono esprimersi anche attraverso la pornografia che può dare il via ad una carriera potenzialmente molto redditizia. Suo fratello, Artie dopo un viaggio in Europa, viene coinvolto nell’impresa e diventa parte al 50% della società dei Mitchell Bros., che, nelle ingenue intenzioni iniziali, vorrebbe replicare la fortuna hollywoodiana dei Warner Bros. Il 4 Luglio 1969, aprono l’ “O’Farrell Theatre”, all’ 895 di O’Farrell Street, il primo cinema per adulti di San Francisco, in cui proiettano i loro loops prima e i loro lungometraggi poi, prima della conversione, dopo alcuni insuccessi cinematografici, nel 1978 in locale di strip-tease e lap dance (anticipando la moda di quasi un decennio). Dal 1970 al 1978, subiscono una quantità impressionante di retate, sequestri e arresti per oscenità, ma grazie anche al contributo del loro avvocato (lo stesso di Timothy Leary), riescono sempre ad essere rilasciati e a continuare la loro attività commerciale. Persi dietro le loro ambizioni artistiche, (soprattutto di Artie), e schiavi di alcool, cocaina e LSD, dopo l’inaspettato e clamoroso successo di Behind the green door, per la cui distribuzione sono costretti a scendere a patti con Cosa Nostra che distribuisce autonomamente copie pirata in tutte le grandi città della East Coast, provano a replicare (in parte riuscendoci) con Resurrectin of Eve (id, 1973) e soprattutto sfidano censura e buon gusto con il presuntuoso e ridicolo Sodom & Gomorrah (id, 1975), un film dal budget stratosferico di $1.200.000, pari solo al clamoroso insuccesso, che dà il via alla repentina parabola discendente. Tuttavia i Mitchell Bros. sono titolari di una altro primato: quello di essere stati i primi a riversare (in proprio) i loro film in videocassetta e a commercializzarli attraverso annunci, a sfondo sessuale, su riviste nazionali.

Marilyn Briggs, fino al 1971 è un’illustre sconosciuta che vive facendo la modella o la testimonial pubblicitaria tra New York e Los Angeles. In quell’anno si trasferisce a San Francisco dove lavora come cameriera in un  ristorante. Un giorno legge l’annuncio pubblicitario dei Mitchell Bros., i quali sono alla ricerca di un interprete “acqua e sapone” per Behind the green door. Quando, giunta all’O’Farrell Theatre, si rende conto che che si tratta di un film porno, la Briggs decide di andarsene, ma viene fermata da Artie Mitchell che rimane folgorato dalla sua bellezza e dalla sua semplicità. Inaspettatamente la donna si lascia convincere e decide di non leggere neanche il copione (in seguito dichiarerà di aver voluto sfidare i suoi genitori che non hanno mai creduto in lei, e che, dopo il successo del film non le rivolgeranno la parola per anni), e accetta di convertire l’anonimo Briggs nel più glamour Chambers. Ha diciannove anni: “Credo che il film abbia fatto centro, perchè ho perso le mie inibizioni sullo schermo nello stesso momento in cui le perdevano migliaia di americani” (in David McCumber, Rated X), dichiara in seguito al successo di Behind the green door. Al film partecipano anche altri personaggi che nulla hanno a che spartire, fino ad allora, con il cinema: il buttafuori del club è interpretato da Ben Davidson, un ex-giocatore di football nel ruolo di defensive-end, degli Oakland Raiders, mentre, il nero che ha il compito di iniziare al coito Gloria è Johnny Keyes un ex-campione di pugilato. L’attore protagonista George Mac Donald, racconta che non entrò alla prima del film all’O’Farrell Theatre a causa dell’ansia, e grande fu la sua sorpresa quando gli spettatori uscirono dalla sala entusiasti ma confusi: si venne poi a sapere che il proiezionista aveva scambiato il secondo e il terzo rullo! Nonostante il 16mm del film fosse scadente, il sonoro pessimo (come sempre nei film dei Mitchell Bros.) e la tecnica approssimativa, da lì in poi il film cominciò ad incassare cifre stratosferiche e a riempire le sale di ogni città sino a diventare il secondo più grande successo hard-core di tutti i tempi, dopo Deep throat.

In un bar un cuoco chiede a due camionisti di raccontargli la storia della “porta verde”. Gloria (Marilyn Chambers) viene rapita all’uscita di un hotel da due sconosciuti (Jim e Artie Mitchell) e portata in un club clandestino a luci rosse, in cui tutti entrano mascherati: ci sono borghesi, camionisti e aristocratici, tutti seduti assieme di fronte alle performance di un mimo mascherato da clown. Gloria viene condotta in una stanza asettica, fatta sdraiare su un lettino e massaggiata da una   maitresse, che la invita a rilassare il corpo e a lasciarsi andare per provare pienamente i piaceri del sesso. Poco dopo la donna, vestita di bianco, viene introdotta, da dietro una porta verde sullo sfondo di un palco, nella sala in cui è seduto il pubblico. E’ accompagnata da sei donne vestite di nero che la spogliano e la masturbano. Successivamente un uomo nero (Johnny Keyes) con il membro già eretto esce dalla stessa porta e possiede la donna. Poi è la volta di quattro uomini seduti su un trapezio con cui Gloria si abbandona ad una serie di rapporti sessuali, mentre nella sala gli astanti cominciano a masturbarsi e poi ad accoppiarsi senza differenze di classi né di genere: belli, brutti, grassi magri, gay e lesbiche. Durante l’orgia, il conducente di camion visto all’inizio, si alza, preleva Gloria dal palco e la porta via. Sulle luci notturne della città compaiono lui e Gloria intenti in un dolcissimo amplesso.

Behind the Green Door Movie Ad 1973

 Behind the green door è un film muto, un film rituale, un film magico. Tutto nel film è finalizzato alla rappresentazione del sesso, e apparentemente sembra non essere niente altro che un film pornografico. Ma l’abilità (inconscia?) dei Mitchell Bros, o meglio, di Jim Mitchell (che girerà interamente il film, visto che i primi giornalieri girati da Artie, risultano invedibili a causa della sua incompetenza registica) è quella di utilizzare al meglio in senso narrativo la profondità di campo. Difatti, mentre sul palco della “porta verde” va in scena la rappresentazione del sesso inteso come rituale con tanto di sacerdotesse (le sei donne vestite di nero) e di stregone (Johnny Keyes), in profondità di campo si consuma il sesso: ogni immagine riproducente di quinta il rapporto sessuale di Gloria con i quattro uomini sul trapezio, ha come sfondo l’incedere inarrestabile dell’eccitazione degli spettatori prima e il loro accoppiamento orgiastico poi. E’ come se i Mitchell Bros., avessero creato tutte le condizioni per trasformare in empatia l’eccitazione del pubblico in sala sovrapposta a quella del pubblico nel film sovrapposta a quella dei performers sul palco. Non a caso gran parte delle riprese non sono concentrate sui genitali, bensì sul viso dei personaggi, perchè ciò che non è visto è vissuto attraverso l’empatia filmica. Dietro la “porta verde” dunque non c’è altro che la società stessa, pronta ad attuare la “rivoluzione sessuale” e a vivere il sesso in forma naturale e liberata, senza fare né distinzione di canoni estetici né di genere. Quello dei Mitchell Bros., non è dunque altro che un sogno, un’utopia irrealizzabile che lungo i 71 min. del film, sembra essere possibile: poi tutto torna nella normalità (come dimostra l’amplesso in sovrimpressione con le luci della città) ma con un’aggiunta di consapevolezza del proprio corpo e del proprio piacere che non è proprio una conquista da poco.

Il sesso per esistere sullo schermo, ha bisogno della finzione. Deve essere reinventato e drammatizzato (anche nelle sue componenti più crude) per diventare comprensibile e, quindi, narrativamente appetibile. Senza la presenza scopofila dello spettatore la pornografia non esiste, perchè la penetrazione non è solo quella fisica, ma soprattutto, quella voyeuristica attraverso cui lo spettacolo del “sesso degli altri” diventa interessante ed eccitante. Il “teatro” della porta verde altro non è che metonimia di questo assunto: c’è un palco, ci sono gli attori che si esibiscono e c’è un pubblico che guarda, prima passivamente e poi attivamente. L’orgia batailliana di 25min. che si sviluppa durante la rappresentazione, non fa volutamente distinzione né di bellezza né di genere, perchè ogni corpo è uno “spazio” penetrabile e la reazione sessuale che si sviluppa nel coito è, potenzialmente, reiterabile all’infinito. Behind the gren door, anche per questo motivo e per questa sua “filosofia” di fondo, è destinato ad essere un film irripetibile (gli stessi Mitchell Bros. non raggiungeranno mai più queste vette) in quanto vive e si sviluppa all’interno del concetto stesso di pornografia: l’allucinazione psichedelica con lo sperma colorato e gli estenuanti (ma affascinanti e attrattivi) rallenty dell’eiaculazione, altro non sono che la pornografia prima della pornografia, cioè lo spettacolo prima dell’industria, il sogno prima della merce.

Nel 1986, i Mitchell Bros., producono il sequel del film, Behind the green door II diretto da Sharon McNight, che si rivela un clamoroso fallimento e che costa ai due fratelli il pagamento di migliaia di dollari per debiti accumulati. Il film è ricordato solo per essere stato il primo hard a far utilizzare a tutti gli attori il preservativo, e nelle intenzioni avrebbe dovuto rappresentare la risposta all’epidemia di AIDS che flagella San Francisco all’inizio degli anni ’80: un altro, l’ennesimo, inutile primato di due fratelli tanto geniali quanto ingenui, tanto volenterosi quanto incompetenti, tanto fortunati quanto autodistruttivi. Il 27 febbraio 1991 Jim Mitchell imbraccia il fucile di suo padre e uccide Artie Mitchell, cocainomane e sull’orlo della follia.

di Fabrizio Fogliato

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