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ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

Estratto del libro da La tratta delle bianche (1952) di Luigi Comencini

La tratta delle bianche è un film in cui si mescolano, vorticosamente, l’illusione del successo, l’avidità, la via facile per il guadagno, la freddezza dell’indifferenza, la svalutazione della vita e della dignità umana, la competizione e rivalità femminile, l’erotismo delle sottovesti e il gusto sadico dello spettacolo. Un film da cui non sono esenti da colpa non solo i protagonisti ma anche gli spettatori presenti in sala che per traslato sono quelli che, sadicamente e compiaciuti, assistono alla maratona, godono della sofferenza dei partecipanti e li istigano con scommesse e premi. In mezzo – tra attori e spettatori – si muovono i mezzani di cui Michele è il perfetto rappresentante ma la cui figura esiste perché da una parte ci sono Marquedi e il titolare dello sferisterio e dall’altra Alda, Giorgio e Linuccia. In un  film in cui tutti tradiscono tutti il mezzano, in quanto incarnazione della menzogna e del doppio-gioco, non può che farla da padrone fino a quando le cose vanno bene e diventare capro espiatorio quando la barca comincia ad affondare. Inoltre Michele è un uomo di borgata che prima di tutto tradisce la sua gente e le regole che governano questo strano microcosmo fatto di connivenza, rancori, invidie e solidarietà solo apparente.

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ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

Estratto dal libro sul film LA PECCATRICE (1940) di Amleto Palermi

Il film viene girato nel 1938 contemporaneamente a L’ultima nemica di Umberto Barbaro e, dopo essere stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, viene distribuito a partire dal 3 settembre del 1940. Tanto per l’audacia dei temi trattati, quanto per l’ambientazione urbana e contemporanea, quanto per alcuni passaggi neorealistici, La peccatrice viene accolto con freddezza e suscita atteggiamenti controversi tanto da parte del pubblico che della critica. Certo è che, in epoca di censura fascista, viene da chiedersi come sia potuto essere distribuito un film che tutto in una volta mette in sequenza il mondo della prostituzione, il rapporto extra matrimoniale, il tentativo di suicidio e una visione della città e del progresso rappresentata come i tentacoli di una piovra pronti ad inghiottire chi non si dimostra all’altezza.

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