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REVOLUTIONARY ROAD di Sam Mendes (2008) – Parte Terza

Una famiglia… allo specchio…

 

Revolutionary Road è un film ben scritto anche per l’attenzione posta nei dettagli, come dimostra in questo caso il fatto che April non si accorga che Elen le dice “Sembravate” utilizzando un verbo di pura apparenza e pertanto nascondendo alla giovane donna la cruda verità: nella vita dei Wheeler e nel loro modo di fare non c’è niente di speciale, ma solo il più apatico conformismo. Non a caso i loro amici Milly e Shep si rendono subito conto di quanto sia ridicola la volontà di trasferirsi a Parigi. Anche loro evitano accuratamente di dirglielo, sottolineando con malcelato perbenismo, quanto siano contenti di questa scelta. Anche Milly e Shep non sono esenti dalla paura della solitudine e dell’abbandono, la loro prima preoccupazione è quella di perdere gli amici di sempre. Ma nella relazione di questa coppia c’ è un punto decisamente sconvolgente: il fatto che loro due e i figli siano già entità singole e separate. Non a caso i figli sono come “ipnotizzati” davanti alla televisione e non ascoltano neanche i richiami del padre, e la stessa Milly, prima di andare a letto scoppia in lacrime quando Shep le fa presente di quanto sia stupida la scelta di andare a Parigi. Nella fragilità di Milly c’è tutta la fragilità della donna degli anni ’50, supinamente appiattita sulle posizioni e sulle idee del marito, al punto che trovare da parte di Milly una comunione di idee sulla assurdità della scelta di Frank ed April, risulta per lei momento essenziale (al punto di commuoversi) della sua relazione con il marito.

REVOLUTIONARY ROAD di Sam Mendes (2008) – Parte Seconda

La lunga estate calda

 

In Revolutionary Road la destrutturazione familiare ha come apice il momento dell’aborto prima e della morte poi, ma in realtà è già in atto sin dal prologo, attraverso quel violentissimo dialogo sotto la luce flebile di un lampione, in cui Frank e April si rinfacciano addirittura delle mancanze e degli errori legati al loro genere di appartenenza: uomo e donna. Il problema viene quindi, accantonato prima, dilazionato poi e infine esplode in tutta al sua forza attraverso ( e questo è un vero colpo d’ “autore”) il monologo finale del malato di mente, John, il quale con semplicità e immediatezza traccia un quadretto senza speranza, sincero e sofferente di cosa sono (sempre stati) April e Frank e la loro “apparente” felicità familiare. Per descrivere questo momento cruciale Sam Mendes ricorre alla sua immagine iconica, quella con la famiglia seduta a tavola, perfettamente e simmetricamente inquadrata in campo medio con la macchina da presa fissa, ma questa volta la fissità del quadro mostra anche, in maniera netta incontrovertibile, la fissità dell’assenza di sentimenti, dell’aridità che abita in marito e moglie e della loro nevrosi troppo a lungo repressa. Il film di Mendes, concentra nel periodo estivo la fase montante della crisi.

REVOLUTIONARY ROAD di Sam Mendes (2008) – Parte Prima

Padre Nostro che sei nei cieli… dacci il nostro inferno quotidiano…

 

“Ho scelto quel titolo per suggerire come la strada intrapresa nel 1776 sia diventata col passare degli anni un vicolo cieco” (Richard Yates)

Sam Mendes firma la sua opera migliore con una regia misurata, tutta basata sul principio di sottrazione, meticolosa e puntuale nel sottolineare le crepe di una famiglia, una società e una nazione. Asseconda la meravigliosa sceneggiatura di Justin Haythe e traduce sullo schermo tutto l’impatto emotivo del romanzo di Richard Yates, con un rigore fino ad ora sconosciutogli, e costruisce una struttura narrativa scevra da ipocrisie, furberie e velleità. Attraverso Revolutionary Road, con il contributo determinate di Leonardo Di Caprio e Kate Winslet (nuovamente sul set insieme ad 11 anni di distanza dal Titanic), Sam Mendes mette in scene un racconto amaro e lancinante sul crollo delle illusioni. Sviscera il complesso emotivo-“rivoluzionario” degli anni ’50, ne mette in mostra una visione cruda e reale, ne esalta le contraddizioni, le ipocrisie e lo spaesamento post-bellico, ne denuncia il materialismo, il conformismo e la solitudine degli individui. Come il romanzo, anche il film manda in pezzi l’American dream attraverso una visione del futuro infantile e utopica, legata ad egoismi individuali, frutto più di frustrazione quotidiana che di desiderio di cambiamento. I personaggi di Revolutionary Road non sono bidimensionali (per la prima volta in Mendes): sono uomini e donne complessi, psicologicamente instabili, umani nelle loro sofferenze e nella loro rabbia repressa; perdenti consapevoli della disfatta imminente, anarcoidi sui generis legati ad un conformismo di convenienza e opportunità, ipocriti nel mostrarsi e bugiardi nel relazionarsi con gli altri (e tra loro).