La società messa a nudo: l’insostenibile leggerezza dell’intimità e l’impossibilità di rappresentare l’orgasmo secondo la visione di Gerard Damiano.

Cronoprologo

Una settimana di lavorazione e un budget di 23.000 dollari, tanto ha richiesto il tournage di Deep Throat (quello di cui il suo autore disse: “Non è un film…è uno scherzo!”). Quando nel Giugno del 1972 al Mature World Theatre di New York venne presentato Deep Throat (Gola profonda) di Gerard Damiano, il mondo del cinema e la società intera ebbero un sussulto. Il film incasserà dal 1972 a oggi, oltre 600 milioni di dollari, cifra che lo colloca a pieno titolo nella classifica dei dieci migliori incassi di tutti i tempi assieme a Titanic, E.T. l’extra-terrestre e Biancaneve e i sette nani. Quello che poteva diventare un elemento complementare del cinema mainstreamcioè il rendere esplicito all’interno della narrazione l’atto sessuale – venne ben presto fagocitato dalla logica commerciale e ostracizzato dall’ipocrita perbenismo, spingendo la pornografia a chiudersi in un ghetto dorato. La pornografia rinuncia così ad essere narrativa e si autodestruttura fino diventare oggi giorno: o semplice addizione di performance sessuali (i cosiddetti wall to wall) o a categorizzarsi in miriadi di sottogeneri per soddisfare ogni singola perversione.

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Nato nel Bronx 4 Agosto 1928 (e morto il 25 Ottobre 2008, a Fort Mayers in Florida), Gerard Damiano fino alla fine degli anni ’70 fa il parrucchiere nel Queens dove possiede, con la moglie, due saloni di bellezza. Nel 1968 – grazie ad un suo dipendente che frequenta il mondo del cinema – Damiano accetta di fare da truccatore ed estetista per alcuni film indipendenti. Poco alla volta si appassiona e impara il mestiere. Nel 1970 gira Sex USA, un filmino in 8-mm. sul nascente mondo del porno americano, firmandolo con lo pseudonimo di Jerry Gerard. Quindi fonda una sua etichetta indipendente: la Gerard Damiano Film Production Inc. Ne possiede la maggioranza, ma due terzi sono in mano alla famiglia mafiosa dei Peraino. Proprio da qui arriveranno i soldi per finanziare Deep Throat, e dall’incredibile successo del film avrà inizio la sua carriera come “autore” di film pornografici.

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E quelli che gira fino al 1985 (anno di Cravings) sono veri e propri film narrativi, in alcuni dei quali vengono affrontate tematiche sociali, psicologiche e religiose, senza mai rinunciare alla recitazione e trasportando l’erotismo al di fuori delle scene di sesso: Damiano sa costruire con abilità una struttura pornografica superando di gran lunga il semplice film-pretesto di esibizioni hardcore. Tutto nei suoi film rimanda continuamente all’erotismo e nulla è pura parentesi, momento di stacco e di attesa tra un amplesso e l’altro: nulla cioè viene lasciato al caso, nulla viene subito come un momento inevitabile, una necessaria soluzione di continuità tra situazioni di pura esibizione genitale. (Franco La Polla, Sogno e realtà americana nel cinema di Hollywood, Laterza, Roma, 1987, p.328).

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Damiano dunque è autore a tutto tondo in un genere dove la critica, di solito, non ne riconosce, e Gerard Damiano’s People, film a episodi del 1978, oltre a rappresentare il momento-sintesi di elaborazione della sua ossessione registica (la fellatio), vuole essere un ritratto della società americana del tempo e un allegoria sul tema del desiderio. Un lavoro fortemente autorale e personale (come ben dimostra il titolo originale), che pone il regista newyorkes di fronte al mettere in scena se stesso e nel trasformare il film in un vero e proprio flusso di coscienza. Il suo modo di intendere il cinema hard è espresso al meglio dalla sua viva voce: “Alcuni istanti, forse frazioni di secondo, prima dell’orgasmo, l’uomo assume un’espressione bellissima. I muscoli si contraggono, il respiro si fa flebile e ansimante, e sul volto la pelle disegna i tratti di una maschera inquietante, quasi espressionista. Per fissare questo momento unico e irripetibile giro sempre con due macchine da presa: una orientata sui genitali e l’altra fissa sul primo piano dell’attore, pronta a cogliere ciò che succede sul suo viso.(…) L’orgasmo è l’unica attività dove l’uomo non può mentire, perchè in quell’istante, anche per una frazione di secondo, il suo viso è privo di segreti” (in A.A.V.V. Diva Blue, Giugno 1986. trad. Fabrizio Fogliato).

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Girato prevalentemente in interni, in ambienti “familiari” e riconoscibili da tutti, con una attenzione particolare alla quotidianità degli eventi, Gerard Damiano’s People rappresenta uno dei momenti più alti del porno esistenziale del regista newyorkese: senza enfasi, con una vena persistente di malinconia, con una recitazione misurata (anche nelle scene di sesso) e interpretato da attori non più giovani, rispecchia il realismo ordinario della vita delle persone comuni (questo il senso del titolo), e contiene una vera e propria perla cinematografica (l’episodio “First Things First”) in cui il regista racconta se stesso e definisce il suo “metodo”.

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Gerard Damiano’s People è prodotto, scritto, montato e diretto da Gerard Damiano, con maniacale cura dei dettagli, e con una attenzione particolare ai codici cinematografici secondari: la fotografia di Joao Fernandez, in ogni episodio costituisce un valore aggiunto, capace di rendere ambigue anche le situazioni più normali (come in “The Game”) o di tradurre in espressionismo – attraverso ombre, tagli di luce e monocromie – l’allegoria del voyeurismo (come in “The Exhibition”). La musica diretta da Alan Silvestri, rappresenta un corollario imprescindibile nell’opera dell’autore del Bronx. Dall’utilizzo di brani classici, passando per la rivisitazione di melodie struggenti e coinvolgenti, ogni momento del film è sottolineato da partiture che non compongono semplice sfondo musicale, bensì un tappeto sonoro che coniuga erotismo ed emozioni. Il parterre di attori, inoltre è rappresentativo della capacità del regista di valorizzare la recitazione nel porno e di conferire, attraverso essa, solidità coerenza e credibilità a tutto l’impianto narrativo; a maggior ragione questo è evidente in un film a episodi come Gerard Damiano’s People in cui nello spazio di una decina di minuti (e in alcuni episodi senza l’utilizzo delle parole) il regista riesce a tratteggiare persino psicologie e caratteri convincenti. “Il sesso non dovrebbe mai essere del tutto prevedibile o affidarsi alla quantità: affinché una scena erotica sia efficace occorre mettere il pubblico in condizione di identificarsi con le emozioni interiori dei personaggi”. (Gerard Damiano in Ciak, marzo 1986).

[Fine prima parte – Continua]

di Fabrizio Fogliato

 

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