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Emanuelle nera

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ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri (prefazione di Davide Pulici)

Rassegna Stampa – Settembre 2015

Continuano il grande interesse e dibattito attorno ad un libro asimmetrico e “provocatorio” come: 

“Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano – Vol. 1

– Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri”

Da giugno disponibile anche in E-BOOK.

Da settembre nasce il franchise ITALIAULTIMOATTO

A seguire le recensioni del libro e il nuovo progetto web. Leggi Tutto

ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

Estratto del libro da Io, Emmanuelle (1969) di Cesare Canevari

La donna, incarnata da Emmanuelle, con il suo essere fragile, confusa e spaesata in una società che viaggia al doppio della sua velocità, con il suo ritrovarsi immersa in una città plumbea e tentacolare in cui il sole fatica a penetrare la coltre di nubi e di smog, si sente soffocata dal rumore, dall’invasività e pervasività degli annunci pubblicitari, soverchiata dalla frenesia e dalla presenza incombente dei cartelloni pubblicitari al punto che è costretta a muoversi come un fantasma (ignorata da tutti): un essere spersonalizzato che deambula in un mondo troppo più grande della sua vita. La solitudine e l’anonimato nella metropoli emergono con forza attraverso l’estetica della donna che, stretta (stritolata), in un completo marrone si agita inutilmente nel vuoto della città, correndo, sfuggendo e nascondendosi non si sa bene da che cosa: non di certo qualcosa che è all’esterno bensì all’interno di lei. Il vuoto è riempito dal rumore assordante delle auto, degli annunci pubblicitari, del fragore delle manifestazioni, dei lavori in corso; rumore che penetra, frastornante, persino nel chiuso dell’appartamento e che nel corpo di Emmanuelle si traduce in dolore.

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ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

Estratto del libro da La spiaggia (1954) di Alberto Lattuada

La spiaggia è un luogo di prossimità. Un luogo popolato da persone diverse ma unite dal desiderio di evasione e di riposo. Apparentemente è un luogo in cui la vicinanza stimola la conoscenza, in cui ci si incontra (a volte anche a distanza di anni), un luogo temporaneo, in cui le giornate scorrono sempre uguali eppure sempre diverse. La spiaggia per gran parte dell’anno è un miraggio, un traguardo ambito per dimenticare tutto e tutti e per ricominciare da zero una micro-vita – a scadenza definita, quella della fine delle vacanze – che si riproduce per pochi giorni con persone diverse, con contatti che si sa essere temporanei e con il desiderio, contraddittorio, che quel periodo duri tutto l’anno ma altrettanto desiderosi che finisca il prima possibile. In questo luogo in cui il rapporto di prossimità è forzato, in cui non si può evitare di dire qualcosa senza che chi si trova affianco possa ascoltarlo, dove un gruppo di conoscenze si consolida nel tratto di spiaggia occupato da sdraio e ombrelloni, gli italiani, a partire dagli anni ’50 cominciano a ritrovarsi. In realtà, “la villeggiatura” agognata e ambita, progressivamente, diventa una riproduzione in piccolo e per un tempo limitato, di schemi, stili di vita e atteggiamenti che oltre ad essere non dissimili da quelli quotidiani di tutto l’anno ne diventano la propaggine estrema e oltranzista a causa della convinzione che la spiaggia non preveda né regole né limiti alla libertà personale. Uno sfogatoio in cui tutto è concesso, spesso tollerato, a volte persino stimolato dalle condizioni di vita che il luogo prevede. L’Italia di quegli anni ha una voglia matta di lasciarsi andare, eppure appare ancora imbrigliata ai gioghi della tradizione (utilizzati, ipocritamente, come paravento morale)

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ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri (prefazione di Davide Pulici)

Rassegna Stampa – Luglio-Agosto 2015

Anche durante l’estate non accenna ad arrestarsi il grande successo di:

“Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano – Vol. 1

– Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri”

Da giugno disponibile anche in E-BOOK.

A seguire le recensioni del libro. Leggi Tutto

ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

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EMANUELLE IN AMERICA (1976) di Joe D’Amato (Seconda Parte)

Quando Emanuelle ruppe lo specchio: la vertigine della visione

 

Se in Emanuelle e Françoise, le sorelline, il maschio è incatenato ad un palo nel ruolo di sterile spettatore, in Emanuelle in America, gira il mondo con un collare dorato e numerato, trainato come un cagnolino al guinzaglio di facoltose borghesi. La sua unica funzione è quella di strumento di piacere a pagamento, il macho è ridicolizzato in decadenti pantomime (come quella in cui è travestito da Zorro) necessaria al soddisfacimento di un piacere geriatrico (espresso al meglio nella sua disfunzionalità, dagli inserti hard-core). Il secondo binario, su cui si muove il film, oltre ad essere ben più interessante, è anche significativo di un percorso, giunto sul limite del punto terminale, operato dal cinema “bis” (ma anche da quello d’autore) degli anni ’70, al fine di scardinare i meccanismi censori e di abbattere tutte le barriere del mostrabile. In questo, Emanuelle in America diventa una sorta di film-manifesto e il suo regista un demiurgo capace di cogliere l’attimo, intuire il cambiamento irreversibile dello sguardo e affondare la scrittura cinematografica nella palude dell’estremo senza né infingimenti né ipocrisie.

EMANUELLE IN AMERICA (1976) di Joe D’Amato (Prima Parte)

L’insostenibile leggerezza del sesso…

 

Tra tutti i generi del cinema italiano degli anni’70, l’ “erotico-esotico” è sicuramente quello più autoctono, perché legato alla scoperta di qualcosa che, per l’italiano-medio del periodo, appare come lontano e misterioso. La ricerca di culture straniere, la maggior possibilità di spostamento grazie al diffondersi dell’utilizzo dell’aereo come mezzo di trasporto e l’idea (fallace) di una presunta libertà e spensieratezza sessuale dei popoli indigeni, identificano i luoghi esotici come dei veri e propri “paradisi”. Luoghi lontani e desiderati, dove l’italiano-medio sogna di andare a vivere e/o trascorrere un’intensa vacanza (con tanto di esperienza sessuale con un’indigena), per poi poterla raccontare agli amici. Ambientati prevalentemente in luoghi caraibici, i film erotici-esotici seguono tutti più o meno lo stesso copione: un europeo/a intraprende un viaggio in una località misteriosa per sfuggire allo stress della quotidianità, dove spesso cerca (più volte incontra) un legame affettivo con una abitante locale. I film si aprono con un aereo che decolla (o atterra) verso destinazioni lontane (Africa, Polinesia, Caraibi…) e termina con lo stesso aereo che decolla per riportare i protagonisti nella realtà di tutti i giorni, trasportando uomini/donne occidentali (quasi) sempre delusi, sconfitti e/o sofferenti. Nel 1978 il regista Joe D’Amato si trova nei Caraibi per le riprese dell’action-movie Duri a morire. In quel periodo si reca a Santo Domingo per girare l’erotico-esotico Papaya dei Carabi, e qui il produttore del film gli commissiona quattro film erotici-hard da girare sul posto. Sesso Nero viene girato nel 1978, ma viene distribuito nelle sale italiane solo due anni dopo, diventando ufficialmente il primo film pornografico del cinema italiano.