Lontano dall’ideologia

 

“Gualtiero Jacopetti – Graffi sul mondo” é un libro poliedrico, sfaccettato e multiforme che rischia continuamente di sfuggire dalle mani del suo autore, ma che é tenuto assieme con tenacia (persino con disperazione) da Stefano Loparco che dimostra una smisurata passione per il soggetto della sua biografia. D’altra parte solo gli stolti possono pensare che sugli argomenti scelti da uno scrittore non ci possa (e debba) essere una “simpatia di fondo”. E così, “Gualtiero Jacopetti – Graffi sul mondo” é il primo volume dedicato ad un regista (ma anche tante altre cose) su cui lo sguardo non é mai stato obiettivo perché viziato dall’ideologia. Stefano Loparco, che (fortunatamente ha passione per chi, e ciò di cui scrive) sin dalle prime pagine inizia una strenua battaglia con se stesso e, anche e soprattutto, con chi si pronuncerà ideologicamente sul suo libro, per mantenere una malcelata equidistanza da Jacopetti.

Una battaglia che in parte limita la fascinazione del libro sul lettore, in un’opera imbrigliata, che soffre il continuo ricorrere a fonti “giustificative” di ogni evento e di ogni scelta operata dal giornalista-regista. Ciò non toglie importanza al monumentale apparato documentale a cui Loparco fa ricorso per dare una visione oggettiva, esaustiva e completa della biografia del personaggio Jacopetti. La scrittura di Loparco, fluente, scorrevole e imperniata sul registro collquiale è strutturata attraverso periodi brevi e incisivi, quasi mai enfatici o ridondanti, e conferisce al testo una notevole leggibilità. La paratassi vuole ricalcare – in qualche modo – la dialettica jacopettiana: peccato per qualche rimando che appare un po’ troppo forzato e inutilmente contorto finalizzato a restituire l’immagine di un liberale “senza macchia e senza paura”.  Non a caso, é sorprendente notare che, nell’unico capitolo – quello sulla tecnica intitolato “Mondo d’autore” – in cui Loparco lascia andare le briglie della sua scrittura (in maniera persino eccessiva e debordante ma pienamente sincera e ricolma d’entusiasmo), si avverta un’empatia contagiosa nonostante alcune affermazioni possano non essere condivisibili.

Indipendentemente dalle sue idee (e dal (pre)giudizio ideologico) va detto che Jacopetti (piaccia o non piaccia) ha tracciato una strada in cui tanto l’utilizzo del montaggio antifrastico quanto l’inseguimento dell’effetto shock non sono mai fini a se stessi ma volti a mettere in scena una visione del mondo che é la stessa che, esasperata dalla multimedialità, ritroviamo nel contemporaneo. Che cos’é youtube se non un, potenzialmente infinito, acritico e “sconvolgente”, mondo-movie? La sua filmografia, nel bene come nel male, altro non é che il padre putativo della moderna televisione commerciale (le sequenze iniziali di Addio zio Tom e il montaggio di quella della casa della morte a Singapore in Mondo Cane sono lì a dimostrarlo). Certamente Jacopetti ha sempre avuto grossi limiti nel dare forza e impatto autorale alle sue riprese, e non caso ha sempre privilegiato l’epica ultra spettacolare esplicitando (ma questo è un limite) l’estremismo figurativo, il commento cinico e grottesco e, ovviamente, il montaggio come codici di “manipolazione” dell’immagine: scelte che, a lungo andare hanno decretato l’allontanamento del pubblico quanto l’esaurirsi dell’ispirazione creativa. Questo perché quando l’immagine ha forza e autonomia l’estremo lo veicola implicitamente e non ha bisogno né di renderlo iperreale né di esasperarlo (come mostra Paolo Cavara ne L’occhio selvaggio o Luigi Scattini nei suoi asimmetrici mondo movies).

Nel complesso lavoro di ricerca, e storicizzazione della figura di Gualtiero Jacopetti operato da Lopraco, l’aspetto che appare meno convincente é sicuramente quello di presentarlo come una sorte di Don Chisciotte schierato contro il meccanismo sociale e culturale del “miracolo economico”. Primo perché Jacopetti é stato comunque un vincente, secondo perché in realtà quel sistema, con scaltrezza e intelligenza, l’ha cavalcato ampiamente utilizzandolo per infiocchettare l’asse portante di una sua autobiografia “mitica e visionaria” alla Von Stroheim.

“Gualtiero Jacopetti – Graffi sul mondo” quindi è sicuramente un’opera importante e primigenia (che non esaurisce tutto lo scibile sul suo protagonista – soprattutto sul versante registico-creativo) per ripensare un personaggio controverso, discusso e discutibile: lo é perché scritta con passione e coerenza; perchè affronta i vari aspetti della carriera del giornalista spregiudicato e irriverente, nonchè inveterato playboy; perché fa parlare i protagonisti; perché cerca di trovare la strada della verità nella giungla di contraddizioni che avvolgono la figura di Jacopetti. Un saggio fresco e scorrevole dunque, necessario perché rinverdisce la memoria e allenta la tensione attorno ad una figura che (sembra incredibile) ma ancora oggi fa discutere e schierare.

E questo, qualcosa, vorrà comunque dire, no?

di Fabrizio Fogliato

Titolo  Gualtiero Jacopetti. Graffi sul mondo
Autore  Loparco Stefano
(Prezzo di copertina € 16,00)
Dati    2014, 339 p., brossura
Editore Ass. Culturale Il Foglio  (collana Cinema)

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