Film e arte di Abel Ferrara. Il conflitto morale di un uomo controcorrente

Detesto il cinema commerciale, detesto chi pensa solo a fare soldi, e in questo il cinema è un modo come un altro.  Detesto chi va ad Hollywood solo per diventare ricco e ottenere la fama… detesto anche vivere a Los Angeles“.
(Locarno, 6 agosto 2011)

Questo potrebbe essere un ottimo biglietto da visita per il regista nativo del Bronx (e di origini italiane) Abel Ferrara.  La dichiarazione qui estratta si trova, nella sua versione integrale, così come numerose altre interviste, nel corposo volume di Fabrizio Fogliato, che raccoglie in circa 450 pagine l’intero opus del controverso autore italoamericano.Prerogativa del libro è scavare sotto la definizione tipica e semplicistica di regista maledetto che accompagna Ferrara da tempo, con l’intento di approfondire i temi della sua poetica cinematografica così come la versatilità nei confronti dei generi, ma anche e soprattutto verso la comunicazione mediatica, dal punto di vista del formato del prodotto e della sua fruizione. Infatti in molti ignorano l’esperienza nel videoclip, l’approccio al format televisivo, la profondità del legame con la Campania e i dettagli dei suoi progetti in casa nostra, che il regista sente parte integrante del suo essere. Il tutto presentato in un rigoroso e accuratissimo ordine cronologico per opera, con sinossi, recensioni, commenti, sondaggi critici e disparate interviste, importantissime per il fascino del dettaglio. 

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La recensione integrale di Tesionline http://cinema.tesionline.it/cinema/article.jsp?id=29291

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