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LO SQUARTATORE DI NEW YORK (1982) di Lucio Fulci

La città dell’ultima paura

Lucio Fulci gira il film definitivo; un film che mette in relazione il paese di Non si sevizia un paperino con la metropoli, un film il cui titolo iniziale doveva essere The Beauty Killer (interpretando al meglio tanto il contenuto del film quanto il rapporto tra morte e bellezza) e che viene girato tra l’agosto e l’ottobre del 1981. Lo squartatore di New York esce nel 1982, ed è il film-cerniera tra il decennio appena concluso ed i rampanti anni ’80: del primo conserva l’atmosfera morbosa e la fotografia plumbea, mentre dei secondi presagisce il “peggio” sia dal punto di vista visivo sia da quello narrativo; quello di Fulci è un film estremo, interamente imperniato sulla rappresentazione del Male, compenetrata tanto all’impulso omicida quanto al desiderio erotico. La sessualità è morbosa e umiliante al centro del film, l’atto sessuale vero e proprio è ridotto a mera rappresentazione (il live sexy-show), mentre la sua riproduzione nel film assume i toni aberranti di masturbazioni improprie (il piede del portoricano o la mano monca di Scallenda), e si coniuga perfettamente con la deriva gore e truculenta degli omicidi.

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Gli squartamenti sono ripresi in primo piano, con dovizia di particolari sanguinolenti, con la macchina da presa che indugia voyeuristicamente sulla “distruzione” dei corpi femminili. Non si tratta però né di compiacimento né di violenza gratuita, poiché Fulci, con Lo squartatore di New York ambisce a rappresentare una dichiarazione “autoriale” di impotenza: una resa di fronte al tempo, all’irrompere della violenza reale (proposta dai media) ben più truce e cruenta di quella della finzione; ma il film è anche una vera e propria presa di coscienza, in cui l’orrore (quello “vero” dei telegiornali) si è trasformato in spettacolo. Non a caso una delle battute centrali del film traduce pienamente il punto di vista del regista. Quando Fay è in ospedale, dopo l’aggressione, e confida a Peter di aver avuto un allucinazione in cui lui la uccideva, gli dice: “Che orrore… non riesco più a distinguere la realtà dall’immaginazione”, l’uomo risponde: “Non devi assolutamente avere paura delle tue fantasie… sono molto meno pericolose della realtà”.