Eccessi e misticismo in un’elegia dissacrante tra i Vangeli, Robert Bresson e George Bataille

Si coniugano, dunque, da un lato l’ “imitazione di Cristo”  – secondo i dettami evangelici in cui si dice che chi vuole comprendere pienamente e vivere le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita sia modellata su quella di Cristo – e, dall’altro, la profanazione messa in scena in Bad Lieutenant, con particolare riferimento allo stupro blasfemo della suora e alla deturpazione della Chiesa. Scelta che rimanda alla “Storia dell’occhio” di George Bataille in cui l’episodio dello stupro e della profanazione del corpo di Don Aminado (nel finale) assumono sia i crismi di una messa nera quanto quelli di un estasi mistica legata alla sessualità. Come questi due punti di partenza opposti possano trovare coesione e coerenza, attraverso la messa in scena dell’erotismo, nel film di Abel Ferrara, è spiegato dalle parole di Alberto Moravia poste a prefazione dell’edizione italiana del racconto di Bataille:

L’erotismo sembra essere una forma di conoscenza che nel momento stesso che scopre la realtà, la distrugge. In altri termini si può conoscere il reale per mezzo dell’erotismo; ma al prezzo della distruzione completa e irreparabile del reale medesimo. In questo senso l’esperienza erotica si apparenta a quella mistica: ambedue sono senza ritorni, i ponti sono bruciati, il mondo reale è perduto per sempre. Altro carattere comune all’esperienza mistica e a quella erotica è che esse hanno bisogno dell’eccesso; la misura, che è propria al conoscere scientifico, è sconosciuta tanto all’una che all’altra. Quest’eccesso, naturalmente, porta alla morte. Ma nell’esperienza mistica sarà la morte del soggetto; in quella erotica la morte dell’altro. Questo forse spiega il carattere, apparentemente, suicida dell’esperienza mistica e omicida di quella erotica. (…) Ma attenzione: sia pure in senso negativo e diabolico anche nel cristianesimo, l’erotismo è un elemento indispensabile, di qualsiasi operazione conoscitiva.[1] 

Il percorso esistenziale di Lt in Bad Lieutenantappare, imprescindibilmente, legato alla forza opprimente del Peccato e elevato dalla forza salvifica della Grazia, ricalcando l’esistenza fragile, difficile e sofferente del giovane curato di Ambricourt (anche lui senza nome) protagonista di Journal d’un curé de campagne (Il diario di un curato di campagna, 1951) di Robert Bresson. Lo sviluppo della sceneggiatura del film di Ferrara e di quello di Bresson sono praticamente identici. L’accumulo di tensione è continuo e crescente fino allo “scioglimento” finale; i tempi dilatati della prima parte diventano brevi e ravvicinati nell’epilogo; il cammino dei personaggi è un percorso a tappe sempre più dolorose e lancinanti –  un calvario oscuro e misconosciuto declinato su una progressiva discesa verso le tenebre del peccato; la morte, per entrambi, è nell’ultima inquadratura – con Lt “abbandonato” nel caos cittadino e l’immagine del curato sostituita con quella della  croce nera, “perché cosa importa? Tutto è Grazia”. Alla luce di queste riflessioni si può dedurre che la “fenomenologia della Grazia” -centrale sia in Bad Lieutenantche in Journal d’un curé de campagne – riconduca i film non alla messa in scena di una tragedia bensì a quella di una Via Crucis. La sceneggiatura di BadLieutenant,infatti, sembra scritta proprio con questa intenzione, data la suddivisione in momenti precisi e scollegati tra loro, che solo nel finale salvifico trovano la loro ricomposizione. Ad ognuna delle quattordici stazioni corrisponde un passo del tenente verso la redenzione ed il proprio sacrificio.

  1. Il tenente Lt (Harvey Keitel) accompagna i due figli a scuola, li insulta e dopo averli salutati, appena solo sniffa cocaina.
  2. Si reca sulla scena di un crimine, dove ci sono due ragazze morte in macchina. Egli però è più interessato a raccogliere le scommesse dei colleghi sulla partita di baseball dei L.A. Dodgers, su cui ha appena puntato quindicimila dollari.
  3. Incontra uno spacciatore, salgono su per le scale di un palazzo fatiscente e qui il tenente vende al pusher un sacchetto di droga. Prima di andarsene fuma del crack.
  4. Due prostitute recitano un bondage lesbico. Il tenente si ubriaca, balla con loro e poi nudo e piangente mima una crocifissione.
  5. In un negozio cinese ferma due ladri, non li arresta, ma anzi si fa consegnare il bottino.
  6. Si reca a casa di un’amica drogata (Zoë Lund) dove si buca con lei e fuma ancora del crack.
  1. Dorme a casa sul divano, si sveglia, insulta la suocera, cambia il canale della televisione mentre la figlia sta guardando i cartoni animati, e guarda la partita dove i Dodgers stanno ancora perdendo.
  2. Si reca sulla scena di un altro delitto e cerca di intascarsi la droga che c’è nella macchina, che però gli cade in maniera ridicola sotto gli occhi dei colleghi. Questi gli parlano dello stupro di una suora ad Haarlem e della taglia sui colpevoli messa dalla mafia. Il tenente va all’ospedale, spia la suora nuda e viene a sapere che è stata stuprata con un crocifisso.
  3. Il tenente ferma due ragazze per un fanale rotto. È notte e piove. Le costringe una a mostrare il sedere, l’altra a mimare una fellatio, mentre lui si masturba davanti a loro.
  4. Va nella Chiesa dove hanno violentato la suora, si sdraia e abbraccia una Madonna caduta. Più tardi ascolta il perdono che la suora concede ai colpevoli senza denunciarli. Sale in auto, sniffa cocaina e quando sente che i Dodgers hanno di nuovo perso spara sulla radio.
  5. Alla prima comunione della figlia, impreca in Chiesa mentre un bookmaker gli ricorda i suoi debiti.
  6. A casa sniffa cocaina sulle foto della comunione. Va in discoteca, si droga e scommette altri soldi sui Dodgers. Va da un suo amico spacciatore a ritirare una scatola piena di soldi ($ 30.000). Quando esce fuma crack per le scale.
  7. In auto assiste nervoso all’ennesima sconfitta dei Dodgers. Va dalla suora per convincerla a denunciare i suoi stupratori, ma questa gli consiglia di parlare solo con Cristo. Solo, in Chiesa, bestemmia piangente e digrignando i denti rabbioso si rivolge ad un Cristo dolce e silenzioso; gli si avvicina a quattro zampe chiedendo perdono per i suoi peccati e gli bacia i piedi invocando il suo aiuto. Alza lo sguardo e vede una donna nera che è venuta a riportare il calice rubato dai violentatori che lei conosce. Il tenente raggiunge i due ragazzi Paolo e Julio, li ammanetta, fuma crack con loro e li accompagna in macchina al terminal dei bus, dove piangendo li libera e consegna loro la scatola con i trentamila dollari.
  8. Li invita a salire sull’autobus e a lasciare la città. Sale in macchina e poco dopo gli si avvicina un’auto. Gli sparano nell’indifferenza più totale…poi qualcuno si accorge di lui.


Non un racconto lineare ma una messa in scena sui generis della vita di Cristo. Un Salvatore incarnato da quello che può essere considerato l’ultimo degli uomini: un tenente di polizia corrotto, drogato, onanista che, disprezza la propria famiglia ma che si definisce cattolico, o meglio come dice lui in discoteca: “Sono benedetto. Sono un fottuto cattolico. Non può uccidermi nessuno.”Difatti solo lui può decidere di morire e così farà dopo aver perdonato e dopo essere stato attraversato dalla Grazia Divina. Ecco perché viene sconvolto dalla comunicazione d’Amore della suora che perdona e anzi vuole amare i suoi violentatori: “Gesù ha trasformato l’acqua in vino. Avrei voluto trasformare il loro seme in fertile sperma, il loro odio in amore, avrei voluto salvare la loro anima.” Egli non vive più in comunità, è rinchiuso nella gabbia dei suoi peccati e le parole della suora lo sconvolgono, così come prima lo stesso effetto aveva avuto lo spiare il corpo nudo della religiosa sul lettino d’ospedale. Non sono immagini, sono domande che lacerano il sensibile umano nella disperata ricerca di una risposta.

di Fabrizio Fogliato

[1]      Alberto Moravia, Prefazione a La storia dell’occhio, Gremese editore, Roma, 2000, pagg. 11-12

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