Architettura di un corpo filmico e pornografia dell’anima
Sia per Ferrara che per Cassavetes, ciò che conta all’interno della macchina cinema è la tendenza a individuare una pulsione interna delle cose e degli esseri, cioè a mettere in scena percorsi esistenziali complessi e stratificati. In quest’ottica, per entrambi, sono egualmente importanti tanto i movimenti della macchina da presa volti a individuare i movimenti interiori, quanto il montaggio inteso come percezione globale e specifica dello spazio-tempo. La macchina da presa di John Cassavetes dà costantemente l’impressione di un inesausto movimento febbrile alla ricerca di volti e corpi: essa stessa è un personaggio che scruta e partecipa alla vita degli altri personaggi protagonisti del film. Allo stesso modo il montaggio si sviluppa attraverso una continua collisione di immagini, ellissi dilatate oltre misura e in una quasi totale assenza di raccordo tra i piani.
Abel Ferrara ripercorre con il suo cinema degli anni ’90 le modalità di ripresa dell’action-filming del regista di origine greca, attraverso bruschi cambiamenti di asse, una ricerca esasperata del primo piano e la ripresa di corpi in movimento, spesso sgraziati e raramente composti. Per entrambi, il corpo è qualcosa che sfugge ad ogni determinazione formale: non è né bello né brutto, ma è solo un groviglio di muscoli e nervi teso verso la vertigine. Il carattere di riconoscimento del corpo, per entrambi i registi, è dato dall’isteria, valvola di sfogo di potenza sessuale e di amore integrale. Corpo che deve essere visto, spiato, braccato, per trovare nella sua carnalità le ragioni del crollo irreversibile a cui esso è sottoposto in ogni film.
Lt inBad Lieutenant, deve fare esperienza della caduta per ritrovare la spiritualità perduta: l’abbandono e l’affaticamento con cui incede, claudicante e sfatto, nel finale del film sono la manifestazione di un cedimento psichico dovuto a motivazioni trascendenti che lo portano a raggiungere una sorta di grado zero della carne. Ferrara come Cassavetes filma la rugosità della pelle attraverso i piani ravvicinati dei volti e dei corpi. Egli mette in scena un’ “oscenità” che è dettata dalla (im)moralità dello sguardo che, provocatoriamente, lo spinge a filmare oltre il filmabile, cercando attraverso la rappresentazione del corpo di giungere alla rappresentazione dell’anima. Lo sguardo è un elemento molto importante in Bad Lieutenant,ma più che un “guardare” quello di Lt è un “vedere” annebbiato dai fumi delle droghe e dall’alcool.
La scena principale centrata sullo sguardo sia del tenente che degli spettatori è quella della masturbazione di Lt davanti alle due ragazze, girata in tempo reale con solo sette stacchi di montaggio. Una scena hardcore, non in quanto esplicita l’atto, bensì nel disagio che genera nello spettatore, che si sente privato davanti a tanto degrado e disgusto, del poter volgere lo sguardo altrove.
Lo sguardo è desiderio; l’uomo desidera una cosa quando la vede, e l’oggetto del desiderio in questo caso è l’orgia. Lt vede l’atto sessuale lesbico tra le due donne all’inizio del film e vuole partecipare. Quando vede il corpo nudo della suora all’ospedale – tornando indietro ferma le due ragazze in macchina e le costringe ad inscenare un’orgia dove lui è spettatore e protagonista allo stesso tempo.Ferrara utilizza quindi il linguaggio pornografico. Si tratta però di una pornografia dell’anima e non dei corpi.
Difatti gli spettatori rifuggono lo sguardo davanti alle aberrazioni perpetrate dal tenente. Il suo corpo è una massa di carne su cui sperimentare ogni bassezza fino alla disgregazione: solo allora, una volta uccisa la carne potrà emergere l’anima. Quindi la pornografia esistenziale di Ferrara disturba, spaventa e non affascina; quella di Ferrara è realtà che non concede nessuno scarto alla finzione e che non stimola nessun desiderio di ri-vedere. Il corpo e la sua “trasformazione” sono legati all’uso e abuso di sostanze, e se In Cassavetes è l’alcool a determinare comportamenti e stati d’animo, in Ferrara è la droga nelle sue varie forme e declinazioni. Alcool e droga sono complementari al corpo, perché entrambe le sostanze non vengono espulse ma rimangono radicate nel corpo. In Husbands(Mariti, 1970), John Cassavetes costruisce la lunga sequenza del pub in cui, per dimenticare la morte del loro amico, Harry (Ben Gazzara), Archie (Peter Falk) e Gus (John Cassavetes) ingurgitano un fiume di birra fino a cadere in uno stato di totale ebbrezza; allo stesso modo, in Bad Lieutenant,Ferrara, pur non concentrando in un’unica scena l’abuso di droghe, diluisce lungo tutta la durata del film un’esperienza addittiva autodistruttiva e raramente ripetibile che, anche in questo caso, è motivata dal voler dimenticare qualcosa di incomprensibile (come la morte): lo stupro subito da una suora.
Ma mentre l’abuso di alcool è qualcosa di pienamente terreno che comporta, anche la degradazione del corpo attraverso il vomito, la consumazione di droghe è legata ad uno stato mentale: sviluppa l’immaginazione, produce visioni e cala l’individuo in uno stato momentaneo di sogno ad occhi aperti, ponendolo come in una dimensione separata dal reale, sospesa e fluttuante, molto più vicina alla trascendenza che alla vita vissuta: una dimensione che può essere definita come immanente e spirituale. In Bad Lieutenant, questo stato è duplice: da un lato tende ad esaltare il percorso di scelta, peccato, redenzione e dall’altro agisce invece con una continua profanazione del sacro finalizzata a raggiungere la contrizione finale e culminante nella bestemmia/preghiera rivolta dal Lt ad un Cristo muto che gli tende la mano.
di Fabrizio Fogliato