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Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano

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ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri (prefazione di Davide Pulici)

Cineclandestino.it – Recensione a cura di Riccardo Nuziale

Ad oltre un anno dalla sua uscita – e in attesa del secondo volume – continua il grande successo di critica e di pubblico di “ITALIA: ULTIMO ATTO. L’altro cinema italiano” di Fabrizio Fogliato.

Italia, raccontaci un’altra storia! – Recensione di Riccardo Nuziale – 17 Giugno 2016 –

Nella storia del cinema italiano di Fabrizio Fogliato, ad esempio, non c’è spazio per i nomi che…”ci hanno sempre detto” essere la storia del cinema italiano. Niente Rossellini, De Sica, Visconti, Germi, Fellini, Visconti, Antonioni, Ferreri, insomma. Infatti Fogliato ha apostrofato il suo Italia: Ultimo Atto come l’altro cinema italiano. Un altro cinema, che molto difficilmente troverebbe spazio nei corsi universitari standard; e – o meglio, perché – un cinema altro, escluso dai canoni ufficiali in quanto impegnato a cercare strade non convenzionali, forse per la critica troppo poco intellettuali e grammaticalmente ortodosse ma non per questo meno coraggiose e, nei risultati migliori, meno riuscite.

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RITRATTO DI BORGHESIA IN NERO (1978) di Tonino Cervi

Tutto quello che c’è da sapere su questo film…sul secondo volume di “ITALIA: ULTIMO ATTO. L’ALTRO CINEMA ITALIANO” di Fabrizio Fogliato – In lavorazione.

IL QUINTO STATO

Nel 1978 l’anti-stato del terrorismo (al pari di quello mafioso), si contrappone ad uno stato dove il potere è arginato e delimitato ad una cerchia di “eletti” e perennemente minacciato dal pericolo della delazione, poiché l’ipocrisia diventa norma e la ricattabilità degli individui costituisce l’equilibrio (precario ma fortissimo) su cui si regge tutto il sistema. Il potere diventa quindi quel “Quinto Stato” dove tutto è lecito ed ammesso in una relazione biunivoca di interscambio di favori, raccomandazioni e prebende. La corruzione si fa sistema e attraversa trasversalmente i vari ambiti della società, lambisce il Vaticano (il crack del Banco Ambrosiano) e intacca irreparabilmente la coscienza e l’agire degli Italiani. Il quadro esaustivo del “Belpaese” tracciato nel 1977 da Mario Monicelli con Un borghese piccolo piccolo, diventa un anno dopo limitato e moderato.

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MILANO ROVENTE (1973) di Umberto Lenzi

In ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

 

nucleo centrale e rivelatore del film che trasforma Milano rovente da film d’azione in dramma sociale, è contenuto nella scena della confessione di Salvatore Cangemi dopo l’amplesso consumato con Jasmine. Il lungo monologo appare esaustivo delle intenzioni dell’autore e spiega al meglio come, durante la fuga, Salvatore prima dica a Virginia (compaesana avviata alla prostituzione da un mezzano che si spaccia per cugino): “Prendi la bambina e tornatene al paese. Vai via da questa merda fin che sei in tempo” e poi, recatosi al capezzale della madre morente, si senta dire da lei: “No figlio, io non vedrò più il paese, ma tu si… Questa non è vita per te…”. E’ la madre a rivelare a Cangemi la sua natura e quindi la sua inadeguatezza, quella che egli stesso ha sempre voluto mettere a tacere nella speranza di riuscire, costi quel che costi, ad affermarsi e a farsi accettare nonostante il suo essere “terrone”.

L’ASSOLUTO NATURALE (1969) di Mauro Bolognini

In Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

 

[…] Un’Italia scientemente e volutamente cancellata per essere sostituita da spazi oscuri dominati dai chiaroscuri e da linee geometriche di raggelante precisione. Budelli oscuri dall’architettura riquadrata e persi in una profondità senza fine su cui emergono i tre colori base virati in acido: giallo, ciano e magenta. I vetri diventano la prigione/acquario in cui sono sigillati l’uomo e la donna. Nella visione di Bolognini ci sono solo spazi che – anche per la forma e per il modo in cui sono inquadrati – rimandano a delle bare. Il tema della morte è dunque centrale, al punto da essere declinato sotto diverse forme. Morte come incomunicabilità: la morte della parola come strumento di ragionamento e di relazione. Non a caso la donna, per istruire l’uomo, ricorre alla visone del documentario sulla riproduzione dei bachi da seta, mentre l’uomo, che fa affidamento sulla parole per far prevalere la ragione sull’istinto, viene travolto e ucciso dall’auto guidata dalla donna (nel libro è invece obbligato ad impiccarsi). Morte come assenza: quella di luoghi di passaggio.

OSCENITA’ – [aka QUANDO L’AMORE E’ OSCENITA’ – 1973/1980] di Renato Polselli

Tutti i segreti del cinema “freak” di Renato Polselli. Prossimamente sul secondo volume di ITALIA: ULTIMO ATTO

 

In una riunione guidata da un certo Dottor Roberts (Isarco Ravaioli) che dovrebbe essere una specie di terapia di gruppo, alcuni uomini e alcune donne si presentano come persone che hanno “approfittato” della bella Mireille (Mirella Rossi) e spiegano le loro ragioni perverse, mediate dall’aiuto dello psichiatra che li guida all’interno dei comportamenti perversi e delle loro motivazioni, analizzando l’intera storia del genere umano, prima di portarli a scatenarsi in un’orgia furiosa che sa tanto di pena del contrappasso.

1968… MODI PER MORIRE… e oltre

In Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

 

Nel 1968 la nostra industria cinematografica sforna oltre 250 titoli e una regione come il Piemonte ha in funzione oltre 800 sale cinematografiche (all’incirca una ogni cinquemila abitanti) tra prime, seconde e terze visioni. Il cinema dunque è, per chi lo fa, medium di canalizzazione della contestazione capace di dare vita ad una serie di nuovi autori (alcuni destinati a lasciare il segno, altri capaci di “ballare” per un solo film) mentre, per chi lo vede, da semplice passatempo, assume i crismi della rappresentazione di un orizzonte nuovo e suggestivo nonchè strumento di discussione.

1968… MODI PER MORIRE

In Italia: ultimo atto. L’altro cinema italiano. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

 

Quello del 1968 è un paradosso straordinario: l’anno che vuole cambiare il mondo, nel cinema italiano diventa l’anno in cui la rivoluzione è negata. I film del biennio 1968-1969 – finora poco storicizzati e affrontati in ordine sparso – visti nel loro complesso disegnano oscuri presagi sul futuro a medio e lungo termine e sono attraversati da un pessimismo, appiccicoso e intransigente, nei confronti di tutto ciò che è cambiamento. La cifra contenutistica è quella della disillusione, già sublimata prima ancora che l’illusione stessa si compia. E’ come se il cinema, tra i medium, fosse l’unico a fare i conti con l’immaturità endemica e le frustrazioni dell’italiano medio, e a mettere in scena la nemesi stessa del “sogno”, anticipando persino i tempi dell’attesa e sospendendo ogni illusione in uno stato di sospensione come è quello della “permanenza del possibile”.

ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri (prefazione di Davide Pulici)

Rassegna Stampa – Febbraio 2016

Italia: Ultimo Atto. L’altro cinema italiano per quanto ci riguarda, è uno dei testi più importanti pubblicati lo scorso anno in Italia.

Lo è soprattutto per la sua trasversalità e la sua capacità di mettere in ordine il caos che permea una storia del cinema italiano che in pochi conoscono e che in molti giudicano (a torto) non degna di interesse”. (MEDIACRITICA.IT)

ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri (prefazione di Davide Pulici)

Intervista all’autore Fabrizio Fogliato

a cura di Gabriele Baldaccini – 10 Febbraio 2016

 

La prestigiosa testata afferma:

“Italia: Ultimo Atto. L’altro cinema italiano per quanto ci riguarda, è uno dei testi più importanti pubblicati lo scorso anno in Italia.

Lo è soprattutto per la sua trasversalità e la sua capacità di mettere in ordine il caos che permea una storia del cinema italiano che in pochi conoscono e che in molti giudicano (a torto) non degna di interesse”.

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TOP SENSATION (1969) di Ottavio Alessi

In ITALIA: ULTIMO ATTO – L’ALTRO CINEMA ITALIANO. Vol 1 – Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

 

Il mare in Top sensation è un non-luogo, uno spazio aperto, immenso, privo di confini necessario per definire uno sguardo “pornografico” sulla vicenda: non tanto per il cospicuo materiale erotico presente nel film , quanto per impedire allo spettatore di volgere lo sguardo altrove di cercare una via di fuga impossibile – così come è negata ai personaggi della vicenda. Quello che sopravvive, prima di tutto a se stesso, sullo yacht è un coacervo di vipere tenuto assieme dal vizio e dall’avidità che, con il suo comportamento, persuade e contamina i due contadini dell’isola che gìà di per se non sono esenti da colpe. Ecco dunque materializzarsi quella “regola del gioco” che lega ricchi e poveri (senza distinzione di classe) attorno alla cupidigia e alla lussuria, in cui emergono gli aspetti più crudeli (attraverso il dialogo) delle differenze di classe e in cui la violenza e il cinismo sono armi spuntate messe in mano a fantasmi della società.