Estratto dal libro sul film VORTICE (1953) di Raffaello Matarazzo

Vortice di Raffaello Matarazzo, sceneggiato dal regista con Aldo De Benedetti e Alessandro Continenza, pone all’attenzione dello spettatore tanto il matrimonio borghese, quanto l’arcaicità della tradizione. Il padre, all’inizio del film, tenta il suicidio per i debiti che ha accumulato affinchè la figlia non dovesse andare a lavorare. Scelta che, involontariamente, la condannerà ad un matrimonio borghese obbligato e non voluto. Basato sulla “proposta indecente” che prevede lo scambio tra matrimonio e denaro, in cui il primo serve ad estinguere i debiti di famiglia e ad impedire al padre di finire in carcere, il film – che non lesina temi audaci e improvvidi (nel finale c’è persino un tentativo di infanticidio) – vive sulla contrapposizione tra due donne, Elena Fanti (Silvana Pampanini) e Clara (Irene Papas), legate allo stesso uomo Luigi Moretti (Gianni Santuccio): una ne è la moglie obbligata, l’altra l’amante occasionale.

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[…] Quello che emerge da Vortice – è un ritratto, critico e feroce, della borghesia italiana in cui, il matrimonio forzato costruito su dinamiche sadomasochistiche – si coniuga con il ricatto di Clara incentrato sul legame diretto tra avidità e chirurgia estetica. Il quadretto familiare, con tanto di bambina “necessaria”, emerge con forza dal monologo di Luigi nella sequenza di apertura della loro vita matrimoniale: “Io ti ho sposato perché ti desideravo tanto…e adesso, vista da vicino, sei come tutte le altre, anzi, forse sei peggiore delle altre… Però sei mia moglie e porti il mio nome e io voglio che tu rimanga qui, legata a me… e più questo legame ti fa soffrire e più io sono contento”. Allo stesso modo, Anna, una volta che i ruoli si sono ribaltati e che lui è costretto su una sedia a rotelle, segue come una schiava le direttive del suo padrone: “Perché sono tua moglie e io ho il dovere di assisterti”, e più tardi, rivolta all’ex-fidanzato: “No, io sono legata a quell’uomo e – qualunque sia la sua colpa – non posso mancare al mio dovere di moglie”. […]

Fabrizio Fogliato

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